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venerdì 28 ottobre 2011

Articolo Pubblicato da (ale) su "Good Times Bad Times" (Prog Exhibition 2011: Pochi ma buoni)


Nella cornice di un teatro semivuoto ciò che si è visto sul palco del Teatro Tendastrisce ha dello spettacolare. I nomi dei gruppi, che non sono altisonanti come nel 2010, hanno suscitato due reazioni: sconforto e curiosità. E così c'è chi ha preferito restare a casa e chi, interessato ha assistito ad un Prog di alto livello. La mancanza di pubblico ha reso il clima ancora più intimo, rendendo disponibile lo scambio di idee con gli artisti come un normale colloquio con un amico, così come dovrebbe sempre essere.

Il 21 ottobre, nel terribile freddo del teatro, abbiamo assistito ad uno spettacolo quasi interamente strumentale. Gli Stereokimono, gruppo che si trova sotto l'etichetta “Immaginifica” di Franz Di Cioccio, hanno aperto lo spettacolo con sonorità particolari e un'ottima batterista donna, Cristina Atzori. Parliamo di donne proprio perchè, come vedrete nell'articolo, sono state protagoniste in gran parte anche loro, provocando commenti positivi da parte del pubblico. Gli Oak, trascinati dalla simpatia di Maartin Allcock, ex chitarrista dei Jethro Tull, riprendono lo stile proprio dalla band di Ian Anderson come si evince dall'aspetto del cantante Jerry Cutillo e dal suo modo di presentarsi sul palco. Entrambi i gruppi di apertura decisamente positivi.

Tra i principali hanno aperto i Saint Just Again dell'incredibile Jenny Sorrenti, che continua a conservare una voce unica, tra il lirico e il melodico, nonostante siano passati tanti anni. Assieme alla sua band l'esibizione si è incentrata sul nuovo lavoro “Prog Explosion” che segna il ritorno dei Saint Just un po' come successe l'anno scorso con la Raccomandata Con Ricevuta Di Ritorno. Il momento tanto atteso però era la prima esibizione di Jenny e Alan, tutto in famiglia Sorrenti. Alan è stato un'icona del Prog Italiano negli anni '70, lasciando degli album importanti e influenti, in particolare “Aria”, che tra l'altro, annuncia lo stesso cantante napoletano, vorrebbe riproporre per intero nell'immediato futuro. Tuttavia, l'esibizione con la sorella di “Vorrei Incontrarti”, in generale non ha colpito, anzi, all'interno del gruppo ufficiale dedicato alla Prog Exhibition, ha provocato diverse critiche in particolare per la voce di Alan. Insomma non è più “Aria”.

Seguono ai Saint Just Again gli Ut, una delle infinite formazioni dei New Trolls, appena sfornata. Adesso diventa veramente difficile non confondersi tra le innumerevoli band che rappresentano la parte Prog o no. In ogni caso, il progetto nasce a tavola (racconta Iaia De Capitani), e dopo aver provato, il gruppo ha avuto quindici minuti di spazio, terminati dignitosamente richiamando Concerto Grosso con Adagio. Ottima prova.

Dopo la breve parentesi entra in scena Gianni Leone con Il Balletto Di Bronzo. Talento incredibile, Gianni all'eta di 17 anni ha composto una pietra miliare altamente complessa: Ys. Ovviamente l'esibizione si è incentrara soprattutto su quest'album che nell'Introduzione viene accompagnato dal primo grandissimo ospite della manifestazione: Richard Sinclair. L'ex Hatfield And The North e Caravan è come tutti gli artisti dovrebbero essere: simpatico, aperto al dialogo, umile. A tutto questo ovviamente si aggiunge la sua grandissima qualità e lo stile che lo ha contraddistinto in questi anni.

Mentre nel 2010 la prima serata veniva chiusa dalla PFM con Ian Anderson, quest'anno lo spazio maggiore è riservato agli Arti & Mestieri (con il ritorno di Gigi Venegoni) e Mel Collins che sostituisce Darryl Way, storico violinista dei Curved Air che non è potuto partire a causa di problemi di salute e a cui auguriamo una pronta guarigione. A guardare i nomi, come blasone, non ci sarebbe paragone, ma questo è esattamente il modo di pensare più sbagliato. Nonostante mancassero elementi come il sax e il violino, fondamentali per una band di questo tipo che tende verso il jazz, la doppia chitarra ha nascosto la loro assenza sostituendo questi due strumenti impeccabilmente. All'interno di questa band ritroviamo un elemento già presente con i The Trip l'anno precedente: Furio Chirico. Incredibile batterista dalla potenza inaudita e dalla tecnica sopraffine, che accompagnato da Beppe Crovella, Gigi Venegoni e Co., ha riproposto la maggior parte del lavoro “Articolazioni” del 1974. Apprezzatissimo anche Mel Collins, che sul palco si mostra molto timido, già in collaborazione precedentemente con gli Arti & Mestieri e attualmente impegnato con il mago del Prog Robert Fripp.

La seconda serata si apre con una delle realtà più importanti del Prog odierno, i perugini del Bacio Della Medusa. Dimostrano di non sentire la pressione delle grandi manifestazioni, hanno mostrato una grinta incredibile e definirei spettacolare la corsa del cantante Simone Cecchini tra il pubblico. I perugini rimangono probabilmente la più grande sorpresa delle due serate.

Ma da non sottovalutare è la grandissima prova di Vic Vergeat, chitarrista dal talento inestimabile, molto vicino allo stile Hendrixiano. Molti hanno considerato la sua presenza “inadeguata” per uno stile che non si avvicina al Prog ma bensì al Blues/ Hard Blues. In ogni caso nessuno ha avuto da ridire sulla sua prova, oltre a quella dei suoi musicisti e di, nuovamente, Mel Collins, tornato anche il 22 come prestabilito dal programma.

Prima di parlare dei Garybaldi è opportuno rivolgere un pensiero affettuoso a Bambi Fossati, leader del gruppo, grandissimo musicista, che purtroppo è in pessime condizioni di salute.

Sui genovesi non c'è discussione. Anche se il volume della chitarra era smisurato, ripresentare brani della bellezza di Moretto Da Brescia: Goffredo e Giardino Del Re è un incredibile punto a loro favore; d'altronde rimane di straordinaria bellezza l'album su cui si è incentrata l'esibizione: Nuda. Con loro ha duettato Marco Zoccheddu della Nuova Idea, unico ospite italiano se non consideriamo Gigi Venegoni che di fatto è un membro storico degli Arti & Mestieri.

Verrebbe da usare l'aggettivo “perfetta” se ci riferiamo alla performance del Biglietto Per L'Inferno.Folk. E' proprio quel “.Folk” che inizialmente rendeva tutti scettici ma i riarrangiamenti in chiave Folk dell'omonimo album del 1974 hanno sorpreso tutti, anche se alla voce non vi è più Claudio Canali (è diventato frate) ma Mariolina Sala, e qui si risale al discorso riguardante l'effetto delle donne. Appunto, come detto, molti brani sono stati completamente reinventati mantenendo lo stesso testo, tranne Confessione che rappresenta il capolavoro del gruppo e che ha subito pochissimi cambiamenti soprattutto nell'assenza di tastiere sostituite da flauti, fisarmoniche e così via. Lì il pubblico ha iniziato a scaldarsi, ma è diventato incandescente quando Martin Barre, storico chitarrista dei Jethro Tull, ha intonato le prime note di Aqualung. Al termine della sua esibizione il pubblico si è alzato in piedi senza esitazione.

Successivamente ai problemi tecnici iniziali, i Goblin hanno potuto iniziare il loro concerto. Nonostante siano stati impeccabili rimane il bisogno e l'utilità, per un gruppo specializzato in colonne sonore, di avere un maxi schermo e di offrire quindi uno spettacolo visivo oltre che sonoro. Dopo il viaggio intrapreso passando per Roller e Suspiria, al momento dell'esecuzione di Profondo Rosso, l'entrate in scena del leggendario Steve Hackett ha scatenato un urlo generale. Pur dovendo ammettere che la rappresentazione da parte dei Goblin di Watcher Of The Skies non sia stata il massimo, le emozioni sono state incontrollabili così come sono state grandissime anche nella Jam finale.

La Jam sembra quasi nata come una ripicca nei confronti di chi ha chiesto l'anno prima la ripetizione della Prog Ex e poi non si è presentato quest'anno. E' stato quindi visto come un evento unico e irripetibile. E in effetti vedere insieme Di Cioccio, Collins, Sinclair, Barre, Hackett e inseriamo anche la simpatia di Allcock, è un qualcosa che mai più si rivedrà.

Dalla Prog Exhition Iaia De Capitani si è lasciata andare ad alcune anticipazioni. Sappiamo che ci sarà una Prog Exhibition 2012 e che probabilmente saranno presenti gli Area. Sappiamo anche che uscirà un nuovo cofanetto ma questa volta quasi solamente audio e con pochi spezzoni/interviste video. In conclusione il resoconto finale è positivissimo. Le manifestazioni servono proprio per dar spazio a chi è sottovalutato. In questo Iaia e Franz sono riusciti alla grande. La mentalità che deve cambiare è quella degli assenti, che concentrandosi sul blasone del nome, perdono la possibilità di assistere a degli spettacoli suggestivi e non comuni.

sabato 24 settembre 2011

Articolo Pubblicato da (ale) su "ContrAPPUNTI (Estate 2011)- Trimestrale del CSPI" (Il mulino a vento del Prog Italiano)

La situazione della musica odierna è conosciuta da tutti coloro che la seguono. Molti, delusi da ciò che li circonda oggi, diventano nostalgici, rimpiangendo ciò che un tempo poteva essere visto in TV e che oggi non è più possibile vedere,

almeno sui canali principali. Negli anni '70 era molto probabile incappare in esibizioni, soprattutto sui canali Rai, della PFM, Le Orme, Locanda Delle Fate; insomma tutto il meglio che il Prog Italiano poteva offrire. A distanza di anni la situazione musicale si continua ad evolvere ma effettua una regressione dal punto di vista "commerciale".Il Prog continua ad essere conosciuto solo dai veri appassionati, e per riuscire a sentire qualcosa di questo genere musicale,bisogna fare affidamento alla "ricerca" dei canali e delle radio alternative che amano trasmettere anche esempi di musica che oggi si definisce "non commerciale". Nonostante tutto possono essere trovate notizie rassicuranti ma che allo stesso tempo sconvolgono.Nell'Aprile di quest'anno esce la classifica dei 100 album più venduti in Italia e partendo dal basso verso l'alto notiamo al 95° posto "La Via della Seta" de "Le Orme";un album che ha sorpreso anche gli scettici, coloro che credevano che senza Tagliapietra il gruppo non potesse avere un "nuovo corso" che invece ha avuto grazie alla sorprendente vena creativa del duo De Rossi-Bon. Questo già sorprende, ma quello che sconvolge, è trovare alla posizione 38 "The Wall" dei "Pink Floyd", datato 1979. I Londinesi fanno il bis con il leggendario"Dark Side Of The Moon" alla posizione numero 48, mentre la ciliegina sulla torta è data dal "Made In Japan" dei "Deep Purple", uno dei più grandi live della storia che si posiziona al numero 42. Dopo 32,38 e 39 anni queste pietre miliari della musica sono ancora tra primi 100 album più venduti, e se rimanevamo stupiti quando, parlando di Dark Side scoprivamo che quest'album detiene ancora il record di 14 anni di permanenza in classifica, non possiamo che non rimanere ugualmente sorpresi da quest'altra notizia. Attenzione non finisce qui! Perchè nel 2005, Octavarium, noto album dei Dream Theater, famosissima Progressive Metal Band americana si poziona, sempre in Italia seconda in classifica vendite! Allora questo che vuol dire? Forse vorrà dire che la nostra popolazione non è intenzionata a sentire girare sempre gli stessi nomi e a sentire sempre qualcosa di già ascoltato. Forse vuol dire che l'Italia, quel paese che negli anni '70 "Progressivamente" era secondo solo all'Inghilterra, è ancora uno dei principali Paesi da questo punto di vista. E in effetti se analizziamo questo aspetto è sicuramente cosi. Oggi abbiamo tantissimi gruppi di cui andar fieri tra i quali: La Maschera Di Cera, Eris Pluvia, Il Tempio Delle Clessidre, Abash, Universal Totem Orchestra e tanti altri... Ma non solo! I gruppi storici come la PFM, Le Orme già citate, continuano a produrre materiale di pregiata fattura, senza contare che in questo anno vediamo anche la riunione storica dei Goblin, per esempio. Altro elemento da sottilineare è la quantita di concerti che l'Italia ospita. Van Der Graaf Generator, Steve Hackett, Pendragon, Toto, Yes passano e passeranno in Italia. Ma anche gli artisti odierni come Porcupine Tree, Dream Theater, Opeth, nei loro tour, prendono sempre di mira il nostro paese suonando anche per 4 o 5 date. Non a caso così come i Genesis ebbero i primi successi in Italia, anche i Porcupine Tree, come confermato in un intervista da Steven Wilson, ebbero i primi consensi proprio qui. E come vedete tutto questo fa da sfondo a una situazione che dopo anni rimane radicata, in quanto nelle radio si sentono nomi e musiche ripetitive senza che ci sia il giusto spazio per tutti. Proprio su questo Fabio Zuffanti, noto compositore e bassista in gruppi come Hostsonaten, La Maschera di Cera, ha parlato, in maniera molto polemica, sottolineando come gli artisti qui abbiano seria difficoltà e come l'Italia non riesca a gestire questi gioielli che preferiscono recarsi altrove; infatti lo stesso Zuffanti è quasi più conosciuto in Spagna o in Portogallo che nella nostra patria. Sono numeri, notizie che fanno piacere ma che riportati nella realtà fanno in poche parole arrabbiare. Si suona ancora per passione? La musica è diventata solamente un business? Questo non lo sappiamo, sta di fatto che la situazione ce lo lascia assolutamente pensare.

giovedì 22 settembre 2011

Recensione Pubblicata da (ale) su "Good Times Bad Times" (A Dramatic Turn Of Events-Dream Theater)


Pionieri del Progressive Metal, i Dream Theater sono una delle migliori espressioni del genere soprattutto negli anni '90. Amatissimi ed odiatissimi, il pubblico si divide in chi li apprezza in tutte le loro sfumature e in chi li considera ripetitivi ma in particolare “senza cuore”, puntando solamente a quella che è l'esaltazione della tecnica che spesso va a discapito della melodia. L'ipertecnicismo simile a quello degli Emerson, Lake And Palmer e in effetti le principali ispirazioni della band partono esattamente dagli albori del Progressive Rock anni '70: Genesis, i già citati ELP, Yes, Pink Floyd e King Crimson soprattutto. La componente Hard/Metal facendo sempre riferimento ai passati Black Sabbath, Deep Purple e Led Zeppelin, arriva grossomodo dagli anni '80 con lo sviluppo del Trash tipico Metallica e dell'Heavy Metal degli Iron Maiden. Tappa fondamentale di ispirazione della band sono i Rush a cui Portnoy è molto attaccato. Iniziando sotto il nome di Majesty (poi sostituito con l'attuale a causa di diritti), i Dream Theater hanno realizzato una demo con il cantante Chris Collins poi sostituito da Charlie Dominici. Con lui è arrivato il primo album sotto il nome storico della band: When Dream And Day Unite (1989). In realtà anche se il disco rimane di pregiata fattura, la band troverà il suo sound tipico solamente con l'arrivo di James LaBrie, ex Winter Rose, sfornando quello che da sempre è considerato il più grande capolavoro della band: Images And Words. Gli anni '90 continueranno ad essere gloriosi per la band. Ad Images And Words succede Awake che sfocia in sonorità più cupe e tenebrose. Da lì in poi i DT continueranno a mantenere il proprio stile ma passando verso una fase più Progressive Rock (Falling Into Infinity (1997)), fino all'avvento di Jordan Rudess che sostituisce Derek Sherinian già a sua volta rimpiazzo di Kevin Moore durante il tour di Awake. Proprio con Rudess arriva il capolavoro che si contende il trono di pietra miliare del gruppo con il già citato IAW:Metropolis Pt.2 "Scenes Form a Memory" (1999), un concept album apprezzatissimo e profondissimo, seguito poi dal meraviglioso Six Degrees Of Inner Turbulence (2002) (incredibile l'esecuzione dell'omonima suite con l'Octavarium Orchestra nel live Score). Era il 2002, ed è proprio da lì e dal successivo Train Of Thought (2003) che iniziano a girare critiche. Gli appassionati si dividono, chi li critica da Train Of Thought e reputa Octavarium (2005) un album non rilevabile tranne per la suite omonima e chi li etichetta come ripetitivi e avvicinati troppo al metal da Systematic Chaos(2007) in poi. In effetti, gli americani, cominceranno da SC ad intraprendere sonorità più “metallare” fino poi ad alimentare perplessità con l'ispirazione quasi Black Metal che caratterizza l'ultimo, pessimo album Black Clouds & Silverlinings (2009). Da notare che a partire da Train Of Thought, ogni album, nonostante possa essere poco apprezzato, ha sempre la sua canzone di riferimento, quella che in un certo senso aiuta a trovare positività nel disco. A partire da In The Name Of God, Octavarium, passando per In The Presence Of Enemies e The Count Of Tuscany. Quello che succede successivamente è ancora più discutibile degli avvenimenti passati. Il 9 settembre 2010, Mike Portnoy, membro fondatore con John Myung e John Petrucci, storico batterista apprezzatissimo a livello mondiale, abbandona la band. Alla fine della sua partecipazione con gli Avenged Sevenfold alcune fonti testimoniano il fatto che lo stesso Portnoy abbia richiesto di tornare nei DT ma a quanto pare è stato rifiutato. E' un momento di difficoltà su cui i Dream Theater si mostrano nello stesso tempo simpatici e ridicoli. Infatti verranno provati 7 batteristi di fama mondiale che daranno vita a un documentario stile sitcom dal titolo “The Spirit Carries On”, come l'omonima canzone simbolo della band. Nonostante la grandissima prova di Marco Minnemann, uno dei più grandi batteristi moderni con Gavin Harrison dei Porcupine Tree; LaBrie e compagni scelgono Mike Mangini (ex Annihilator e Steve Vai) che più si avvicina alle caratteristiche di Portnoy e dimostra di avere un'umiltà rara per persone che lavorano a questi alti e pregiati livelli. La nuova formazione dopo alcune date pre-nuovo album attraversando l'Europa darà vita ad A Dramatic Turn Of Events.

Questo excursus d'introduzione sulla storia riassunta della band e sui fatti che riguardano l'abbandono di Portnoy è fondamentale per riuscire a percepire cosa si cela dietro gli aspetti e i temi di questo nuovo lavoro in studio.

L'album rappresenta un grande passo avanti rispetto agli ultimi, le sonorità tornano simili a quelle già espresse negli anni '90, ma nonostante tutto non c'è nulla di nuovo nello stile della band che da anni rimane radicato sullo stesso livello. Ma andiamo ad analizzarlo passo per passo. Canzone di apertura èOn The Backs Of Angels, pubblicata sul canale della casa discografica (Roadrunner Records) in modo da essere già presentata nelle date del tour di Luglio. Per questa canzone è stato registrato anche un video, simile alla struttura di A Rite Of Passage, e con un LaBrie spiccante per un paio di occhiali abbastanza inguardabili. Comunque sia, il brano ha come tutte le canzoni della band un inizio coinvolgente dove man mano entrano i membri uno per volta. Per primo Petrucci che esegue un intro simile a quello di Endless Sacrifice o In The Name Of God però in questo caso abbiamo un evoluzione diversa, infatti, si addentrano all'interno del brano insieme Rudess e Mangini fino all'esplosione iniziale. Il riff è tipico, nulla da segnalare, ma quello che notiamo fin da subito è lo stato vocale di LaBrie. In quest'ultimo lavoro della band si percepisce più di ogni altro quanto sia calato il cantante canadese e quanto l'età influisca anche sulla prestazione vocale. Non c'è un acuto e come analizzeremo, le parti cantate sono spesso fin troppo statiche e melodiche per una band di questo livello. La canzone è estremamente orecchiabile ed ha il sound tipico di un singolo ma la parte strumentale nel centro della canzone è virtuosa tanto quanto le altre. Come vedremo Rudess e Petrucci spesso si scambieranno soli in diversi tipi di sfumature, mentre John, come anche in questa canzone, manterrà lo stesso stile che lo ha caratterizzato fino ad adesso, Jordan spazierà su tutti gli strumenti che gli competono, grazie soprattutto alla sua immensa qualità; quindi il pianoforte rappresenta la breve fase di stand-by del brano che a sua volta introduce il solo di Petrucci. Successivamente avremo la ripresa del ritornello con la chiusura che riprende il motivo del riff iniziale. Il secondo brano, Build Me Up, Brake Me Down, è di sicuro, obiettivamente, il più banale dell'intero album. La canzone sembra avere lo stesso ruolo che A Rite Of Passage ha in Black Clouds & Silverlinings, ovvero una traccia inizialmente accettabile ma a lungo andare, davvero stancante. In questa canzone si evidenzia quella che è una struttura spesso ripetuta e riutilizzata dai DT. Si articola in queste fasi: Introduzione, strofa, ritornello, strofa (spesso con una base diversa da quella della precedente), ritornello, strumentale e conclusione. Anche se in questo caso lo strumentale ha poca importanza, la struttura si ripresenta anche in Lost Not Forgotten, terzo brano. E' il primo dei quattro che superano i 10 minuti, quindi uno dei più articolati. Anche qui l'introduzione in piano permette l'esplosione iniziale e i toni, come si evince dalla sonorità più macabra della chitarra, si fanno più pesanti. La voce di LaBrie è leggermente più cattiva dei brani precedenti ma sempre statica e incapace di trasmettere emozioni. Una delle fasi principali del brano è il ritornello, se così lo vogliamo chiamare, che si struttura in quattro frangenti inframezzati da piccole sezioni strumentali. Dopo questo, come di norma, c'è l'evoluzione virtuosa della canzone. Inizia Petrucci, con uno dei classici soli in cui il ritmo cambia continuamente, procede Jordan Rudess, che in questo caso usa la sua tipica sonorità, senza richiami al passato. Come già specificato in precedenza, ancora una volta viene riproposto il ritornello seguito dalla conclusione che qui non è altro che la riproposizione dell'introduzione. Non può mancare così come in ogni album dei Dream Theater, la cosiddetta “ballata”, qui addirittura ne abbiamo tre. La prima è This Is The Life e già il titolo fa pensare alla reazione della band nei confronti dell'abbandono di Portnoy. A differenza di esperimenti mal riusciti come Wither, questa è una delle canzoni più emozionanti dell'album. Da notare la presenza del “Morphwiz”, un applicazione creata direttamente da Rudess per Iphone e Ipad che in effetti è un vero e proprio strumento musicale. E' una delle innovazioni più importanti che permette di creare sonorità mai sentite non solo nei DT ma anche al di fuori del genere. Emozionante anche il solo di Petrucci, simile allo stile di Peruvian Skies, poco Metal ma molto melodico, infatti notiamo come John si impegni a rendere gli assoli più significativi emozionalmente e meno fini a se stessi tecnicamente. Come avete notato i protagonisti sono sempre loro due. La traccia successiva, dal titolo Bridges In The Sky, che in realtà inizialmente doveva chiamarsi The Shaman's Trance, ha un inizio che molti probabilmente hanno inteso come un eruttazione accentuata, chiamata da alcuni scherzosamente in “tempi dispari”, è praticamente impossibile non riuscire a mantenere un aspetto serio inizialmente. Prima del riff iniziale, che ricorda i toni oscuri e cupi di Awake, c'è un ulteriore introduzione con un coro religioso che altro non fa che incutere ancora più terrore. L'inizio è di quelli travolgenti, la sonorità è cattiva, come quella già ascoltata in brani come Honor Thy Father. Nulla da segnalare nella strofa cantata, discreto il ritornello anche se stona leggermente con il suono più tenebroso del resto del brano. Ottima la sezione strumentale, mentre John dà ancora ampio spazio all'esaltazione della sua tecnica personale, Jordan subentra con le sonorità di un organo hammond alla Jon Lord, con richiami ai Deep Purple e a tutti i più grandi Hammondisti. Segue il cambio dall'Hammond al Continuum Fingerboard, il “tappeto magico” già protagonista per esempio nel finale di The Dark Eternal Night. In conclusione senza ripeterlo, torna il ritornello, e ritorna l'eruttazione iniziale. A Bridges In The Sky segue Outcry, un brano altamente pieno di sorprese e incredibilmente tecnico. Come in tutte le altre tracce, Mike Mangini si comporta degnamente, interpretando a pieno le parti scritte da Petrucci. Questo in effetti è il problema; anche se il chitarrista rimane un grande compositore, Mangini sicuramente avrebbe aumentato il livello dell'album se avesse avuto carta bianca. Si tratta di un batterista ultra veloce (detiene due record mondiali) e perfetto per un gruppo come i Dream Theater, riguardo allo stile che hanno adottato fino ad adesso. La canzone si concentra in particolare nella parte centrale dove avvengono cambi di ritmo in continuazione e spesso poco omogenei tra di loro, un po' a ricreare i passi che caratterizzano un Metropolis Pt.1 o un Take The Time. Alcuni di questi passaggi sono altamente stimolanti, basti pensare ai numerosi unisoni che rappresentano una delle caratteristiche fondamentali della band e allo scambio di battute dove Myung accompagna da solo Mangini. Inizialmente la canzone potrà parere confusionaria ma in seguito incomincerà a piacere di più. Esattamente da questo punto inizia il capitolo perfetto dell'album. Far From Heaven è una splendida canzone romantica, in cui anche LaBrie si comporta bene. Il tutto è affidato al pianoforte piangente di Rudess e ai violini di sottofondo, è un atmosfera commovente. La canzone è la più corta dell'album ma è proprio da questa in particolare che si scopre l'animo sensibile della band. In definitiva non è assolutamente da sottovalutare ma da apprezzare a pieno, in particolare perchè introduce il brano più significativo di tutto il lavoro dal gruppo americano. Breaking All Illusions è la ciliegina sulla torta che rievoca i bei momenti passati. Un bellissimo pezzo che richiama inizialmente per struttura e per tono, Learning To Live. Dopo l'accelerazione che avviene successivamente, avviene un intenso scambio. Nel primo Rudess rievoca i suoni del flauto traverso, strumento storico del Progressive Rock e portato in alto grazie anche a Ian Anderson dei Jethro Tull, nel secondo passa al pianoforte, nel terzo all'Organo; tutti divisi da un esplosione che dopo il terzo spunto, quello dell'organo, si placherà lasciando le redini del brano a Petrucci. Il solo che scaturisce da tutto questo è tipico del chitarrista; parte dal soft per aumentare sempre di più. Un po' come in The Spirit Carries On, dove si riprendevano sonorità Pink Floydiane, anche se qui è completamente diverso. Tornerà alla ribalta il tastierista della band che utilizza un suono simile a quello che si poneva prima della chiusura di Beyond This Life, dopo i precendenti assoli. Il finale della canzone è in stile epico, ma è perfetto per il ruolo che assume, ovvero è una degna conclusione sì, ma che non ancora trova il lieto fine che arriva con Beaneath The Surface. In questo finale c'è tanta allegria, la “drammatica serie di eventi”, finisce con l'inizio di una nuova vita e questo rispecchia il carattere di Mangini e compagni.

Come detto tutto questo rappresenta un netto miglioramento rispetto agli ultimi lavori in studio. E allora la domanda che alcuni si chiedono è: “Ma era davvero Portnoy il problema?” “Era lui che spingeva la band verso sonorità eccessivamente Metal?”. Questo non lo sappiamo, ma siamo a conoscenza del fatto che lo stesso Portnoy ha commentato l'album definendolo troppo simile ad Images And Words, non sappiamo se per invidia o se per giudizio, anche perchè qualche mese prima aveva preannunciato di non voler fare nessun commento sul nuovo lavoro. In ogni caso Mangini rappresenta ciò che fa al caso della band, è simile a Portnoy ma si comporta diversamente. Appunto perchè è simile, i Dream Theater hanno voluto non rischiare e decidere di mettere sotto contratto un batterista che non stravolgesse lo stile del gruppo. In effetti Marco Minnemann probabilmente avrebbe portato qualcosa in più, non dal punto di vista tecnico (qualcuno potrebbe anche pensare questo), ma soprattutto per la novità. Tuttavia Mike Mangini si è dimostrato una persona incredibile, chiedendo scusa al pubblico di Roma per aver mancato l'attacco di Fatal Tragedy il 4 luglio e mostrando tantissimo affetto nei confronti dei fan, quindi in quanto a lato umano è una garanzia, anche per il lato professionale ovviamente. L'unica pecca, che rimane una questione di abitudine, è la nuova sonorità che lui offre. La sua Pearl ha un suono differente e forse peggiore rispetto alla Tama di Portnoy.

Il voto finale di quest'album scaturisce da diversi fattori e da diverse motivazioni che adesso vado a spiegarvi.

Le domande che potrebbero essere poste sono due:

Perchè non un voto superiore?

Perchè l'album anche se molto apprezzabile non presenta nulla di nuovo e la grandezza di una band sta anche nella novità. E' normale comunque sia, dopo 25 anni di carriera, avere un calo di creatività ma nonostante tutto, le melodie e la tecnica non mancano.

Perchè non un voto inferiore?

Perchè i Dream Theater hanno attraversato un momento difficile. Dopo l'uscita di Portnoy, è venuto a mancare di fatto il membro che più è amato dal pubblico. Nonostante tutto, la band si è messa subito al lavoro cercando un nuovo batterista e presentando in poco tempo un album che rappresenta comunque una svolta positiva.

Il voto più importante però rimane quello che voi sentite dentro e le emozioni rimangono una questione di puro apprezzamento personale.

Voto:7

giovedì 11 agosto 2011

Nuove Orme sul cammino

Fine anno 2009, Aldo Tagliapietra, frontman e leggenda de Le Orme lascia la band. E' la fine di un'era? Le Orme sono finite? All'inizio si schierano due fazioni: da una parte c'è Michi Dei Rossi, unico superstite della formazione originale che decide di portare avanti la baracca assieme a Michele Bon; dall'altra c'è Tagliapietra che chiama a sè alcuni nomi illustri degli anni d'oro de Le Orme ovvero Tolo Marton e Tony Pagliuca. Per Pagliuca, Marton e Tagliapietra l'inizio è a dir poco promettente; la partecipazione al Prog Exhibition lascia intravedere un nuovo corso, un nuovo corso che verrà bruscamente interrotto lasciando con l'amaro in bocca coloro che credevano in nuovo materiale. Ecco cosa è mancato a quel trio, la risposta al nuovo corso de Le Orme.

In Marzo 2011 esce La Via Della Seta, il primo album de Le Orme senza Aldo Tagliapietra. Devo affermare in tutta sincerità che ero incredibilmente scettico ma immediatamente al primo ascolto mi sono ricreduto. Dal trio ai tempi di Collage, una delle prime perle del Prog made in Italy si passa addirittura ad un sestetto con Michi Dei Rossi e Michele Bon assoluti protagonisti. Direi grandi sorprese anche il ventenne pianista Federico Gava, il chitarrista William Dotto e il bassista Fabio Trentini. La voce di Jimmy Spitaleri è invece una incredibile conferma della grinta e della potenza che lo ha contraddistinto già con i Metamorfosi. Ne La Via Della Seta Le Orme danno ampio spazio alla bravura dei componenti, l'album è un vero e proprio concept che alterna molte fasi strumentali e ballate. In conclusione dopo aver sentito l'album ed esserne rimasto davvero colpito non rimaneva altro che beccare un'esibizione live e curiosando sul loro sito trovo: 9 agosto Ortona! 30 minuti dal mio paese. Perfetto!

Posti in quarta fila ma solamente apparente dato che sembrava di toccare con mano Spitaleri. Prima però è opportuno complimentarsi con lo special guest della serata che ha aperto il concerto, un certo Andrea di cui non ricordo il cognome che, sfoggiando una maglia dei Dream Theater sul palco, ha estasiato il pubblico con versioni di solo piano di alcuni dei grandi successi del gruppo veneziano. E' stato sommerso di applausi. Ma veniamo al dunque.

Bando alle chiacchiere finalmente si inizia. Devo dire che con l'apertura dedicata ovviamente al nuovo album mi sono davvero emozionato. Strumentalmente sono state ben rappresentate anche brani che di certo non preferisco nella discografia de Le Orme come: Senti L'Estate Che Torna, Biancaneve e Marinai. In realtà il concerto è stato un perfetto amalgamarsi di momenti più soft e "cantabili" a momenti di puro Prog. Ho toccato il colmo del fomento in "La Porta Chiusa" e "Cemento Armato", quest'ultima è stata un incredibile dimostrazione di bravura da parte di tutti i membri. La chiusura degna e preannunciata è stata rappresentata opportunamente da "Sguardo Verso Il Cielo" con un richiamo a "Collage". La piazza stracolma!

Alla fine ero intenzionato a congratularmi con tutti, prima con Jimmy (tra l'altro scambiato da uno spettatore per Joe Vescovi dei The Trip), poi con il disponibilissimo Fabio Trentini, Michi era molto occupato invece, per ultimo ho salutato Michele Bon con cui ho avuto un litigio che adesso vi spiego.

Venne creato su Facebook un gruppo dal titolo "rivogliamo le vecchie Orme con Tagliapietra, Pagliuca e Dei Rossi", all'interno di quel gruppo scrissi "è vero quelle sono Le Orme storiche ma anche quelle di adesso sono fantastiche". Sbadatamente pubblicai il link sulla mia bacheca e appena Michele lo vide rimase molto deluso ed io da fan ho fatto di tutto per spiegargli che era un malinteso, per fortuna che mi ha capito.

Infatti, appena mio padre lo ha chiamato dicendogli: "c'è un ragazzino che vuole fare pace con te" lui vedendomi mi chiama simpaticamente "stronzo" e quella parola detta con il sorriso sul volto mi ha rincuorato tantissimo e tra l'altro mi ha lasciato anche a bocca aperta quando mi ha detto "dovresti sentire la scaletta Prog"... e pensare che questo è stato il più bel concerto de Le Orme che abbia mai visto.

Ho capito una cosa, dalla fine degli anni '60 quelle Orme sono sempre rimaste intatte e lo saranno sempre in qualiasi tipo di cammino.

Grazie per l'attenzione,

(ale)

sabato 9 luglio 2011

L'evento che aspetti da tutta una vita con un bis memorabile

Salve a tutti, in questa nota racconterò attraverso le mie emozioni quello che ho provato in due giorni indimenticabili, il 4 e 5 Luglio. Di solito scrivo quando sono veramente colpito da un fatto sia in positivo che in negativo. Questa volta scrivo per mantenere salda la mia adrenalina che circola ancora intatta tra le vene in un corpo ancora tremante per l'emozione.

Buona lettura

4 Luglio

Il copione sempre saputo dell'evento che aspetti da tutta una vita: l'ultima notte c'è troppa, eccessiva ansia per dormire e così più o meno è stato. Nonostante tutto sei talmente felice di svegliarti che anche se hai dormito per due sole misere ore balzi in piedi come se ti avessero rovesciato addosso un secchio d'acqua. Partenza, viaggio, arrivo. Per la seconda volta in vita mia sono al nord direttamente dalla mia terra, Abruzzo. Devo ammettere che siamo stati accolti bene, due uomini ci hanno chiesto subito dei soldi, uno con la storia della casa famiglia e l'altro con la scusa del portafoglio perso, dettagli. (Da degno e sfegatato Milanista non è mancata la visita al Milan megastore e a Via Turati con improvviso incontro con Luca Antonini). Veniamo al sodo. Ero arrivato alla fase in cui sei talmente ansioso che fai tutto male e velocemente per recarti subito al luogo interessato. Ebbene, si entra. La mia ansia pre-concerto ha toccato il picco quando i miei occhi hanno visto il muro che si ergeva sui lati del grandissimo palco e potete immaginare cosa è successo quando hanno spento le luci, totale delirio. Delirio che da parte mia si è trasformato in lacrime, quando la musica di introduzione si è interrotta per dare spazio ai fuochi e ai botti di In The Flesh. Alla fine del brano, quando l'aereo si schianta contro il muro, il mio amico Costa era talmente incredulo da urlare più forte che mai "O MIO DIO!". "All in all you're just another brick in the wall", i mattoni aumentavano sempre di più, fissati e subito facenti parte della scenografia spettacolare mentre i ragazzi urlavano "We don't need no education" nei confronti dei professori severi e autoritari. Meraviglioso l'aereo da cui cadevano stemmi e simboli di tutte le ideologie, tutto cadeva nel vuoto al color di rosso sangue. E mentre Roger diceva "Goodbye" noi stavamo proprio sperando che lo spettacolo non si interrompesse ma in realtà quella pausa tra primo e secondo atto ci è servita per guardaci negli occhi e per renderci contro che non stavamo vivendo un sogno e se pur lo stavamo vivendo era assolutamente meglio non essere svegliati. Luci accese di nuovo, luci spente, di nuovo delirio. Hey You e si comincia a suonare dietro fino a quando Roger spunta da una parte del muro seduto su una poltrona davanti a una tv mentra cantava quasi come fosse un monologo riflessivo. Probabilmente però il pezzo più cantato è stato Comfortably Numb dove dall'alto si intravedeva il chitarrista reinterpretare uno dei soli più incredibili e commoventi che la musica abbia mai avuto e che avrà. Proprio nell'In The Flesh del secondo atto rispunta la band da sotto terra al fianco di Roger che assume il ruolo del dittatore e spara verso di noi, noi del pubblico e deglio spalti con una mitraglia finta al grido dei 15 mila del PalaForum che urlavano "Run! Run! Run!", si YOU BETTER RUN!. Mentre le caricature di The Trial invadevano il muro, al grido di "Tear down the wall" proprio quel muro di 70 metri cadeva e introduceva un finale felice con Outside The Wall. Di preciso non so quanti minuti la gente sia stata ad applaudire, posso dirvi che sono rimasto lì altri 10 minuti prima di essere cacciato via. E' stato uno di quegli eventi in cui puoi veramente dire a tutti "io c'ero", ed è quello che ho fatto io urlando. Un'opera d'arte ancora attualissima, mentre prima aveva come riferimento indiretto anche il muro di Berlino, oggi ha come riferimento le barriere che dividono l'umanità, l'ipocrisia. E' esattamente questo che rende l'opera attuale e a mio avviso eterna e francamente per me soggettivamente non vedo cosa ci sia da discutere su questo album reputato semplice da molti. Ti ringrazio Roger Waters per aver composto questo capolavoro di musica, di arte. Io penso che nessuno possa capire cosa si prova se non si è presenti alla sua rappresentazione live, ti cambia veramente la vita. Sono passati 5 giorni e mi sembra di averlo visto ieri e spero con tutto il cuore che questo "ieri" duri per il resto dei miei giorni.

5 Luglio

Dopo The Wall live le persone riescono a dormire? No, non credo proprio. Grazie anche alle zanzare milanesi alle 6 ero già in piedi, uno dei primi a fare colazione. Avevamo poco tempo, dovevamo ripartire per Verona e poi prendere un autobus per Villafranca. Avevo paura, ero contrariato dal fatto che la mia mente pensava che la visione dello spettacolo della sera prima avrebbe reso quello della sera dopo una cosa "normalissima". E in effetti non è stato bello fino alle 21 e 30. Eravamo in fila dalle 3, al nord cercavamo un pò di fresco ma il sole ci ha devastato per 3 ore fino all'entrata alle ore 6. Ovviamente i primi commenti vanno ai due gruppi di apertura: Anathema e Gamma Ray. Sui primi sono ancora perplesso, positivamente ma sui secondi non ho dubbi, orribili. Sarà che io e il Power Metal siamo due cose distinte ma io affermo che l'eccesso non va bene da nessuna parte e in questo caso l'esaltazione del doppio pedale va a discapito della melodia; infatti il pubblico ha cantato le uniche 2 note che è riuscito a capire. Ah ecco, altra cosa che in quel momento mi ha reso feroce, il pubblico. Prometto solennemente a me stesso che non vedrò mai più un concerto metal in platea. Il primo motivo è dovuto alle spinte, il secondo è strettamente collegato ad esse, ovvero dalla terza fila mi sono ritrovato molto dietro. Davanti a me c'era uno spilungone che da quel che ho capito non era amante dei Dream Theater tanto che stavo per chidergli gentilmente, si fa per dire, di andarsene, poi per fortuna se n'è andato veramente. Ho gridato ripetutamente di non essere una sottiletta compressa davanti e dietro. Nonostante tutto la mia rabbia è totalmente scomparsa all'entrata dei DT. L'inizio col botto, Under A Glass Moon. Grande impressione positiva per la forma di tutti e 5 i componenti. I Dream Theater se la sono cavata egregiamente e hanno reso il concerto memorabile, soprattutto perchè sono state riproposte canzoni non molto considerate come Endless Sacrifice, The Great Debate e These Walls. Per non parlare dell'incredibile finale: Fatal Tragedy, The Count Of Tuscany e Learning To Live. Mangini non ha sbagliato nulla. Insomma alla grande, così alla grande che non sentivo la stanchezza, ero in piedi dalle 6 e mi sono scaraventato per terra solo a mezzanotte. La tristezza di tornare a dormire, l'emozione del post concerto e poi una volta svegli il sogno era finito ma ben impresso nella mente.

Sono stai due giorni indimendicabili e per questo ringrazio anche i miei compagni di viaggio: mio fratello Luca, mio padre Lelio e i miei fidati amici Costantino ed Edoardo. I concerti e gli eventi musicali hanno una marcia in più se visti in compagnia. Spero con tutto il cuore di passare di nuovo due giorni come questi e di assistere nuovamente a un futuro concerto dalle dimensioni colossali alla "The Wall".

Grazie per l'attenzione,

(ale)

lunedì 27 giugno 2011

Recensione Pubblicata da (ale) su "Good Times Bad Times" (Selling England By The Pound-Genesis)


Genesis, chi li ama alla follia per Gabriel, chi li odia per Collins, mai viceversa in realtà. Erano lontani i tempi in cui ottenevano i primi consensi in Italia girando per luoghi come il Piper prima di diventare autentiche leggende della musica Prog e non solo. Possiamo definire i loro album come un progressivo mutamento in positivo fino ai tempi di And There There Were Three (1978), insomma alla fin fine i primi due album di Collins da vocalist sono stati comunque eccellenti, soprattutto lo splendido A Trick Of The Tail (1976). In realtà però chi è appassionato di Prog li ricorda per il virtuosismo alle tastiere di uno di quelli che insidiava il trono a gente come Rick Wakeman o Keith Emerson ovvero Tony Banks, per il basso e la chitarra a 12 corde di Mike Rutherford, il faccino adorabile di Phil Collins, che si dilettava nel fare da seconda voce ed eccellente batterista, la vena creativa del grandissimo Steve Hackett, spesso sbeffeggiato dalla band ma con una vasta e grandiosa carriera solista; ma soprattutto Peter Gabriel, la presenza scenica, il "The Flower" in "Supper's Ready", "Rael" in "The Colony Of Slippermen", proprio lui che indossava spesso vestiti della moglie. I Genesis ci hanno lasciato delle perle leggendarie come Trespass (1970), Nursery Cryme (1971), Foxtrot (1972) e The Lamb Lies Down On Broadway (1974) che alcuni preferiscono anche al capolavoro d'arte Selling England By The Pound.

Non è facile parlare di quest'album perchè si avrebbe la paura di non rendere l'idea della grandiosità che si cela all'interno. D'altronde l'apertura è già da brividi. Dancing With The Moonlit Knight introduce l'album con la voce a cappella di Gabriel e man mano che si procede c'è una progressiva accelerazione che porta ai soli del duo Hackett-Banks. Così come lo è l'intero album anche questa canzone è complessa, nella fase centrale tra un solo e l'altro viene utilizzato un coro a 8 voci, Tony Banks si diletta nell'uso del Mellotron M400 appena acquistato e Steve Hackett spesso viene menzionato per aver usato la tecnica del tapping e dello sweep-picking. Il testo è ironicamente riferito ad alcuni prodotti inglesi. Segue alla grande apertura un grande singolo, uno di quelli che spezza il ritmo tra canzoni più articolate per affrontare temi leggeri. I Know What I Like (In Your Wardrobe) è una ballata, se vogliamo anche con qualche leggero risvolto psichedelico, il testo si riferisce a un ragazzo nullafacente in cerca di lavoro. E' uno di quei brani ripoposti molto spesso dalla band soprattutto nel periodo Pop con Phil Collins frontman. Arriviamo al terzo brano, una canzone indescrivibile, Firth Of Fifth. Alcuni la considerano come la più bella dei Genesis, di sicuro si contende il trono con Supper's Ready, anche se molti preferiscono in quest'album The Battle Of Epping Forest. Quando avremmo finito di sentire l'intera canzone strutturalmente e musicalmente ci sembrerà incredibilmente perfetta, senza sbavature. L'intro in pianoforte è uno dei più famosi della storia, alla voce di Gabriel invece seguono tre soli, il primo dello stesso Gabriel al flauto dai toni più pacati, l'accelerazione arriva invece con il solo di Banks che riprende i motivi dell'introduzione, segue poi con ritmo più tenue il solo di Hackett, quasi a sfondo epico. In realtà Tony Banks ha addirittura definito il testo di questa canzone come uno dei più scarsi alla quale lui abbia mai partecipato e nel tour "Seconds Out" spesso, odiando il pianoforte elettrico per effettuare l'introduzione di questo brano la tralasciava passando così direttamente alla parte cantata. La traccia quattro è rappresentata da More Fool Me, una canzone completamente acustica, l'unica cantata da Collins assieme a For Absent Friend di Nursery Cryme durante il periodo Gabriel, una di quelle che lascia presagire il suo avvento alla voce. The Battle Of Epping Forest è il brano più lungo dell'album e uno dei più complessi. Protagonista assoluto è Gabriel e i suoi continui mutamenti di voce per interpretare ruoli e personaggi diversi cosi come farà in The Lamb Lies Down On Broadway. Tuttavia, proprio per la sua complessità, la band ha cominciato a pensare che sarebbe stato impossibile riproporre questa canzone sempre senza errori, quindi è stata tolta per sempre dai tour e mai più rappresentata a differenza di I Know What I Like, Firth Of Fifth o The Cinema Show, altri pilastri di questo album. Finalmente arriva anche il tocco di Hackett, come se non l'avesse già messo, con After The Ordeal, che è un brano interamente strumentale e che creò inizialmente molti problemi; infatti sia Tony Banks che Peter Gabriel furono contrari al suo inserimento nella tracklist dell'album, fu proprio una di quella serie di discussioni che portò all'abbandono di Hackett dopo Wind And Wuthering (1977) riuscendo finalmente ad esprimersi per come lui voleva. Come se non bastasse segue un altro capolavoro, The Cinema Show. Una dimostrazione di forza del gruppo dominata all'inizio dagli arpeggi di chitarra a dodici corde con inserti di flauto e nella seconda parte da un impressionante assolo di Tony Banks dalla durata di 5 minuti in 7/8. Se voi provaste a vedere un esibizione di tale solo anche solamente in video potreste rimanere davvero a bocca aperta. Il testo invece è un misto tra Romeo e Giulietta e la figura mitologica di Tiresia. Il brano in realtà termina conAisle Of Plenty, coda dello stesso The Cinema Show e dell'intero album come sempre caratterizzato da giochi di parole che in questo caso vanno contro il consumismo delle grandi imprese.

E' ovvio che le sensazioni sono soggettive ma credo che oggettivamente su questo album non ci sia nulla su cui discutere. I vecchi camaleonti del Prog ricordano le loro date in Italia come se fossero leggenda e in effetti non può che non essere così. I Genesis come tutti saprete da lì in poi avranno un grande impatto commerciale nel Pop, ma senza ombra di dubbio una regressione incredbile da parte dei membri della band. Tra tutti Banks che perde veramente in negativo rispetto al passato. Anche se ad alcuni i Genesis piacciono anche da Pop è vergognoso ritrovarsi una discografia che affianca brani come The Musical Box a brani come I Can't Dance. Purtroppo la maggior parte delle band hanno una fase negativa anche se questa è durata davvero troppo. Nonostante tutto Peter Gabriel e Steve Hackett, nella loro carriera solista hanno continuato a stupire, mantenendo sempre un loro stile inconfondibile. Non ci resta che sognare tra le nostre cuffie e goderci fino a quando potremmo la perfezione di quest'album e dei primi anni di Genesis.

Voto: 10

mercoledì 8 giugno 2011

Recensione Pubblicata da (ale) su "Good Times Bad Times" (Porcupine Tree-Fear Of A Blank Planet)


Porcupine Tree, una di quelle band che meriterebbero molto di più. Icone del Prog moderno, probabilmente anzi sicuramente la miglior espressione Prog Rock (e non solo) degli ultimi anni, anzi decenni. I Porcupine Tree sono innanzitutto Steven Wilson, creatore della band, frontman, paroliere, chitarrista e cantante, insomma serve altro? Fu proprio lui a partire da solo con il progetto, suonando tutti gli strumenti e cantando. Il primo periodo mostra l'influenza delle atmosfere Pink Floydiane ma la band ha sempre sviluppato e ridefinito un proprio stile inconfondibile e contaminato da vari generi. Completano la band lo straordinario Gavin Harrison, uno dei più grandi batteristi al mondo, estremamente duttile, con mano sia Jazz che Hard quando serve. Lo stesso Harrison venne chiamato a sostituire il primo batterista Chris Maitland dal tastierista Richard Barbieri. Al fianco dei componenti già citati abbiamo Colin Edwin al basso, facilmente riconoscibile da un cappellino che copre la sua "testa pelata" e John Wesley come turnista.

Fear Of A Blank Planet è un album eccezionale che sperimenta vari modi di interpretare la musica. Non mancano atmosfere psichedeliche, o addirittura "Death" come specificato da Wilson in un intervista. Il tutto si mescola nella struttura Progressive.

Apre l'album il brano omonimo che inizia con il suono di un uomo che scrive al computer. Il riff è incredibilmente orecchiabile e muta poi in chiave Psichedelica e Heavy con un accelerazione nel finale. Chiave dei Porcupine Tree sono i meravigliosi testi del poeta Steven Wilson, tanto che proprio da questo album sono state prese alcune scritture inseriti in libri di letteratura inglese.My Ashes è decisamente una canzone docile agli stili di Lazarus, dell'album precedente,Deadwing (2005). Tutte le canzoni sono praticamente unite, quindi difficilmente ci si accorge del cambio, esattamente come un "concept". My Ashes precede il grande capolavoro dell'album, pietra miliare almeno di questo decennio, Anesthetize. E' una canzone piena di sorprese, con un testo straordinario, che condanna MTV e coloro che la considerano come unica filosofia. Ovviamente le atmosfere iniziali sono quasi strutturate come da sottofondo, ai primi versi di Wilson succede il solo effettuato da un grande special guest, Alex Lifeson dei Rush, e in effetti facilmente si riesce a percepire la sua tipica sonorità. Da qui ci sarà la svolta in chiave Metal molto decisa, proprio sui versi dedicati a MTV. Probabilmente la parte più emozionante del brano è proprio la sezione strumentale, straordinario Gavin Harrison, in questo frangente dimostra tutta la sua bravura e classe. La fine è più tenue, ugualmente emozionante, giochi di voci ne fanno da padrone.

Sentimental segue Anesthetize, la canzone si sviluppa più o meno sugli stessi toni di My Ashes.

In Way Out Of Here l'ospite d'onore è niente di meno che Robert Fripp, uno dei più grandi artisti degli ultimi 40 anni, da sempre in collaborazione con altri geni della musica, come appunto Steven Wilson. Qui la struttura è più simile al brano di apertura, anche qui abbiamo un risvolto finale in chiave Heavy. Sleep Together chiude l'album, qui notiamo anche un'altra caratteristica dei Porcospini come l'elettronica, spesso fa da atmosfera o accompagna la voce del cantante, il brano si articola come una degna canzone di chiusura accompagnato da atmosfera orchestrale.

Possiamo definirlo come uno dei migliori di album in una discografia che non ne ha un peggiore, o almeno è quasi impossibile da definire. Il genio dei Porcupine Tree e di Steven Wilson è in continua evoluzione. Infatti lo stesso Wilson è impegnato in altri progetti come No-Man e Blackfield ma non solo, Gavin Harrison ha recentemente partecipato al nuovo progetto targato King Crimson e oramai fa parte della formazione ufficiale. In un'intervista Wilson esprime un concetto davvero profondo "Io scrivo i testi ma non dico alla gente come li interpreto perchè mi piace pensare che la gente possa interpretarli a loro modo". La genialità non è solo bravura tecnica ma molto altro e i Porcupine Tree lo dimostrano a pieno. Mai ripetitivi e sempre innovatori in un genere musicale che in effetti di sorprese ne lascia sempre tantissime. E allora possiamo dire con sicurezza che l'"l'albero dei Porcospini" è destinato a crescere ancora tantissimo.

Voto: 8,5

venerdì 20 maggio 2011

Gavin Harrison: Grande uomo e immenso batterista

Gavin Harrison, potrebbe già bastare il nome. Dal 2008 miglior batterista Prog per Modern Drummer e tante partecipazioni tra le quali spiccano Porcupine Tree e King Crimson. Eppure lui ha plasmato la sua carriera proprio qui, in Italia, con i vari Baglioni, Battiato, Mannoia e Finardi; ed è proprio qui che si è fermato dal 6 al 27 maggio, da nord a sud, per il suo Drum Clinic Tour 2011. Il 19 maggio si presenta a Roma tra l'affetto della gente, un "ciao" e parte subito "The Sound Of Muzak", e vi posso assicurare che vederlo suonare a non più di 6 o 7 metri di distanza ti colpisce ancora di più perchè da l'impressione di essere un musicista estremamente duttile, capace di suonare qualsiasi cosa. Il Drum Clinic, a mio modesto parere è un evento che tutti i batteristi dovrebbero fare e infatti io penso che nella giornata di ieri tutti abbiano imparato qualcosa. Gavin ha dato tantissimo spazio alle domande e si è trovato disponibilissimo a spiegare e ripetere dettagliatamente ciò che gli veniva chiesto, ieri sera soprattutto molti "fill". Hanno trovato spazio anche alcune domande personali tra le quali una che appare semplice ma che in realtà lo ha messo in crisi: "che tipo è Robert Fripp?", lui ha risposto: "è un tipo molto particolare, quello che fa lo capisci dopo 2 o 3 mesi". Oltre che saper spiegare bene quello che suona è una persona molto umile, si è mostrato senza segreti, anche perchè ci ha spiegato attentamente quali sono i motivi che per lui hanno fatto la differenza. Come lui dice: "la tecnica riescono a farla tutti dopo un pò di allenamento ma tutto parte dalla testa", e allora possiamo dire che dentro la sua testa c'è molta fantasia e tanta intelligenza. Si tratta di un grande batterista, si tratta di Gavin Harrison.

Grazie per l'attenzione,

(ale)

lunedì 18 aprile 2011

Recensione Pubblicata da (ale) su "Good Times Bad Times" (Tool-Aenima)


Un nome, una garanzia. I Tool sono una band nata nel 1990 da un incontro avvenuto tra due geniali menti quali quelle del paroliere Maynard James Keenan e del fondamentale Adam Jones, membro del gruppo importantissimo sia musicalmente che esternamente, capace di partecipare come scenografo a film come Terminator 2 e Jurassik Park, insomma mica poco. Divenuti famosi inizialmente grazie alle numerose partecipazioni al festival di Lollapalooza, i Tool si sono imposti prima nella scena Alternativa con LP Opiate (1992) e l'album Undertow (1993), acclamato dalla critica. Il sound dei Tool è inconfondibile, uno stile unico, molto oscuro ma altamente affascinante, ma ciò che porta il gruppo alla massima acclamazione è l'ingresso nella formazione di Justin Chancellor che entra al posto di Paul D'Amour dai Peach. Le caratteristiche sfociano oltre che in sonorità macabre e coinvolgenti anche in un linguaggio visivo che caratterista gli spettacoli della band come un autentico palinsesto di luci nel quale Keenan preferisce posizionarsi dietro e rimanere nel buio creando un atmosfera elettrizzante. Tutto questo si accentua con uno dei grandi capolavori della band, Aenima. I brani si fanno più lunghi e articolati e questo porta la band a scrivere una pagina importante di un Progressive particolarissimo che porterà loro un apprezzamento da parte anche di chi non ama il genere.

L'album è dedicato a Bill Hicks, storico comico dalle mille controversie e amico stretto della band, importante il tributo fatto a lui nella canzone di chiusura. Stinkfist è il brano di apertura, un brano molto particolare che si incentra sulla masturbazione, lo stesso Keenan conferma che nessun altro gruppo è mai andato cosi a fondo in questo argomento. Per questo brano fu pubblicato anche un video in cui MTV e VH1 percepirono dei messaggi offensivi tanto che nel momento in cui andava in onda appariva semplicemente come "Track1". Fin da questa canzone si percepisce l'importanza del basso di Chancellor, e se notate nei Tool questo strumento è importantissimo perchè caratterizza il sound della band, e da strumento d'accompagnamento molto spesso diventa strumento solista. SegueEulogy, la durata dei brani aumenta radicalmente. Una lunga entrata dai suoni orientaleggianti segue la voce che accompagna un esplosione fantastica. Il brano non è affatto semplice, si gioca il ruolo di capolavoro assieme alla splendida Pushit. H. completa il trio d'apertura, altra grande traccia questa volta dai toni leggermente più pacati. Useful Idiot introduce un altro gioiello presto pietra miliare della band, da grandissimo impatti nei live, Forty Six & Two, nel quale dà il meglio di se Danny Carey, che sfodera tutta la sua tecnica nella parte centrale, se qualcuno vedesse i suoi video potrebbe pensare, all'arrivo di una sua bacchetta in testa di rischiare il coma, un enorme uomo per un enorme potenza. Message To Harry Manback è un messaggio registrato in segreteria nella quale si riescono a sentire vari insulti anche in Italiano, il tutto su uno sfondo di pianoforte, strano sentirlo in questa band. Precede quindi la traccia più cattiva dell'album, Hooker With A Penis, dove la voce di Keenan è estremamente potente e il ritmo diventa molto più incalzante. La simpatica Intermissionfa da ulteriore introduzione a Jimmy, dove gli animi si placano. In Die Eir Von Satan su sfondo di suoni elettronici la voce è di Marko Fox degli ZAUM, è un altro brano con funzione di introduzione, formula spesso utilizzata dalla band, ed è un introduzione importante perchè anticipa il capolavoroPushit. Un brano molto pacato e rilassante soprattutto nella parte centrale, è caratterizzato da una cornice di sfondo altamente contagiosa e suggestiva, Adam Jones non è ipertecnico ma nei suoi soli è sempre preciso e puntuale e Maynard James Keenan riesce ad adattare la sua voce e a portarla in un attimo da un tono fievole a un tono grintoso. Altra introduzione Cesaro Summability, che inzia con un bambino che piange, è terrorizzante ma come in un grande film Horror rimani incollato alle cuffie prima della canzone simbolo di questa band, la title track Aenema. Sempre proposta nei live, i sospiri iniziali del cantante introducono Adam Jones e il solito Carey che incentra l'intro sui tamburi, le percussioni, che sono un altra componente fondamentale, molto spesso queste precedono un esplosione che avviene proprio nel ritornello in cui Keenan usa, come spesso fa, parole pesanti; d'altronde il gruppo è abituato a non utilizzare vie di mezzo, per questo molte volte è stato censurato ma ne è sempre uscito alla grande. (-) Ions è l'introduzione più lunga per il brano più lungo di tutto l'album, Third Eye, ultima traccia. La canzone è un autentico tributo a Bill Hicks, la musica diventa nient'altro che un accompagnamento alle sue parole. Il gruppo lo ha definito con una frase molto significativa: "Another Dead Hero".

E' il momento in cui la band raggiunge i massimi livelli, ancora conservati tutt'oggi. L'album vince 3 dischi di platino e riceve una nomination al Grammy, non che oggi i premi siano cosi importanti, visto chi li vince ma è comunque una dimostrazione di grande capacità. I Tool sono famosi anche per la distanza di pubblicazione tra un album e l'altro, di media 5 anni. Questo perchè la band cura ogni minimo dettaglio e prepara alla perfezione spettacoli visivi talmente incredibili che ancora si rimane stupiti dal fatto che non sia stato pubblicato nessun DVD ufficiale live. Le persone si limitano a guardare video amatoriali, questo anche perchè Keenan, da come si nota vista la sua posizione sul palco, è molto riservato, spesso vieta di fotografare. Tuttavia la band si afferma con il meraviglioso Lateralus (2001) che anticipa 10.000 Days (2006), l'album più difficile della band ma protagonista di un ulteriore dimostrazione di capacità di innovazione. E' difficile capire quali siano le influenze di questo gruppo. Maynard James Keenan è molto affezionato ai King Crimson, grupp per il quale i Tool hanno fatto da spalla in 10 date mentre addirittura alcuni, li definiscono i "Pink Floyd" del Metal, un Metal di classe. Attualmente i Tool sono assolutamente tra i migliori gruppi al mondo e tutti aspettano l'uscita del nuovo e attesissimo album.

Voto: 9

domenica 17 aprile 2011

15 secondi con Mike Portnoy: un sogno realizzato

Tutti stimano delle persone, tutti hanno degli idoli. Tutti dovrebbero essere altruisti e aiutare gli altri, forse facendo musica si è altruisti perchè la tua musica può far emozionare, può farti commuovere, può colpirti, può ispirarti, la coltivazione delle proprie passioni è un concetto che ti induce a pensare che non stai sprecando la tua vita. Eccomi qui, questo sono io, un ragazzo che si emoziona con la musica e che si è circondato di idoli col passare del tempo, uno in particolare: Mike Portnoy. Cosi come tutto anche gli idoli sono personali, questo è il mio, c'è chi lo critica, chi lo ama alla pazzia, ecco perchè tutto diventa personale. Se conoscete il brano "The Great Debate", canzone che mi fece scoprire i Dream Theater, gruppo che adesso è diventato indelebile per me, potreste già capire l'impatto che ho avuto con questo batterista, che in realtà definirlo semplicemente batterista per me è veramente riduttivo. La sua entrata era un prologo spettacolare per una canzone da alti ritmi e altamente carica di virtuosismo e accelerazioni repentine, per me era un qualcosa di nuovo. E allora cosa si fa quando qualcosa ti colpisce? Si va a cercare! Si va a conoscere ancora di più e più conosci, più rimani stupito e più hai voglia di guardare e di conoscere, cosi credo di aver visto ogni suo solo, credo di aver sviluppato e conosciuto ogni suo progetto e ogni sua ispirazione, è stata una catena. Gradualmente la mia passione si è accentuata e dai video musicali ho avuto modo di guardare anche la sua simpatica pazzia e di cominciarlo a stimare anche come uomo, questo forse dopo che mi innamorai di un altro brano: Octavarium, che fu la mia completa esplosione di passione musicale per i DT.

Era un giorno speciale per la mia famiglia, mio fratello passò l'esame di ammissione in Odontoiatria facendo quarto su non ricordo quante migliaia. Quello fu il giorno in cui Mike, per un motivo che ancora non riesco a capire, lasciò i Dream Theater, fu per me un giorno tristissimo e non riuscivo a sentire un brano in cui lui suonasse senza avere uno sfondo mentale di grande delusione e nostalgia, nessuno potrà mai sostituirlo alla perfezione. Eppure nonostante le critica ho continuato a seguirlo e sono arrivato a scoprire il suo tour di "Meet & Greet", cavolo! Mike a Roma! Potrò stringergli la mano!

Forse sarò stato uno dei primi a prenotare, ancora non esistavano i "biglietti da andare a prendere" per entrare nel Teatro Aurelio. Arrivatò lì ero nervoso, aspettavo dietro a una fila sorprendentemente lunga. Avevo portato dischi, dvd, bacchette, e arrivai lì davanti a lui.

"Hello" disse Mike, foto e autografo, mi girai e mi diedi il pugno sul cuore e lui mi guardò e disse "Thank You", tutto qua, 4 ore di viaggio per 15 secondi di emozione, non ho potuto fargli firmare più di un poster, non ho potuto fargli nessuna domanda, ma insomma... lasciamo stare le parole, potete capire come mi sono sentito per tutto il resto della giornata.

Ebbene fate finta che questa sia una recensione fatta su qualcosa ma con gli occhi di un appassionato che realizza un sogno, è semplicemente una fuori uscita di parole che dovevo necessariamente scrivere per mantenere un'adrenalina che mi aiuta ad essere sempre più attivo di quanto lo sia già. Grazie Mike, nonostante ti sarai scordato di me 5 secondi dopo forse, poco importa, la mia stima rimarrà sempre, le emozioni poi... quelle non si possono cancellare.

Grazie

(ale)

venerdì 11 marzo 2011

Prog Exhibiton-40 anni di musica IMMAGINIFICA (Le mie emozioni)

Per molti è stato il sogno di una vita, un evento imperdibile e cosi è stato. Questa esperienza mi ha lasciato talmente tanto che ho deciso di imprimere le mie emozioni per iscritto come liberazione per il mio senso di nostalgia e per la mia felicità quasi anzi sicuramente abbattuto nell'essere tornato a casa.

5 Novembre

La sveglia non può che essere delle migliori, subito a prepararsi. Si porta qualche cd e l'indispensabile macchinetta fotografica (non si sapeva se avrei incontrato qualche artista). Il viaggio è stato solo un susseguirsi di immagini di come sarebbe andata perchè dentro di me era ancora un sogno che solo successivamente è diventato realtà. Sapevo però che mi sarebbe piaciuto, di questo ne ero davvero certo. Arrivati a Tiburtina grazie alla mia amica di Roma che è stata fondamentale in questi due giorni in tutto e per tutto, Mary, siamo riusciti a trovare l'Hotel (ovviamente ci eravamo persi inizialmente). Quello che viene dall'arrivo all'Hotel in poi è emozione pura. Inizialmente sbagliando lato, approdiamo alle finestre della sala dove vediamo a tavola Aldo Tagliapietra e Tolo Marton che saluto insieme ai miei compagni molto timidamente perchè emozionato; portati dal lato giusto il primo che vedo è Franz Di Cioccio, li ho cominciato ad avere tachicardia (davvero!) e probabilmente alla vista di Ian Anderson poco dopo che parlava al telefono se avessi avuto 50 anni avrei avuto un infarto, per fortuna che sono giovane! Ian inizialmente ci guardava mentre era al telefono in modo contrariato, infatti appena ha finito di corsa è andato verso l'ascensore facendo finta di non vederci, alla decima chiamata "Ian, Ian, Ian, Ian etc..." ha ceduto, giusto cosi! ;) Giusto qualche minuto dopo incontriamo in sequenza i disponibilissimi Tony Pagliuca e Tolo Marton che pur avendo fretta si fermano a fare foto con noi. Non volevo lasciare quella sala, ma dovevo pur portare i bagagli in camera e la mia incredibile fortuna di questi 2 giorni ha fatto si che al mio piano ci fosse anche David Cross, persona squisita, al suo "Nice to meet you Alessandro" mi stavo sciogliendo. Ora di pranzo e la sala si svuota. E' ora di passare una giornata in compagnia di cari amici romani che voglio citare anche se sono al di fuori del Prog Exhibition perchè è anche grazie a loro che ho passato un'esperienza irripetibile, grazie infinite a Mary e Martina per questa giornata e per averci condotto per il frangente in cui siamo stati assieme. Dopo la passeggiata con frenesia e ansia pre-concerto è ora di tornare in Via Giorgio Perlasca per l'inizio della prima serata. Entrati incontriamo finalmente Scilla di Donne Prog con la quale scambiamo foto e qualche parola e Daniele Pieri Orsini che ho riconosciuto incredibilmente e che mi ha fatto davvero piacere incontrare; alle ore 8 con il teatro parzialmente pieno è ora di sedersi e di aspettare i gruppi di apertura. I primi sono i Sinestesia che come tutti mi hanno colpito, eccellente Prog Metal e sound coinvolgente; Aquarium la conoscevo già per cui me la sono goduta ancora di più. La Maschera Di Cera invece, è stata una conferma, davvero bravi, una delle più belle realtà di oggi dove non si da spazio a chi merita. Per conoscerli bisogna essere veramente appassionato di Prog e interessarsi al genere. Seguono i The Trip che si riuniscono dopo 36 anni e ciò che mi ha colpito è stato l'incredibile Furio Chirico tanto che io e Marco spesso ci guardavamo come per dire "porca miseria!", Caronte suonato live e soprattutto da lui è tutta un'altra cosa! Quello che aspettavo con molta attesa era però la riunione de Le Orme che io chiamo cosi e non Pagliuca,Marton e Tagliapietra perchè per me loro sono le vere Orme anche se se ci fosse stato pure Michi sarebbe stato davvero perfetto! E poi David Cross, un mago! All'infuori del tempo con il suo violino era commovente! L'ultimo spazio, quello più lungo è stato riservato alla PFM che come al solito ha mosso la platea tanto che un signore accanto a me che voleva vederli seduti bestemmiava nei confronti di coloro che si alzavano davanti a lui. Fantastiche sono state Harlequin di un album che adoro qual'è Chocolate King, bellissime le rappresentazioni con uno straordinario Mussida di due canzoni di Stati Di Immaginazione e commovente davvero vederli assieme a Ian Anderson che è sempre il mago del flauto! Alla fine del concerto quelle 5 ore mi sembravano spazzate via, già triste per essere a metà strada ma ancora più gasato perchè non era ancora finita. All'uscita nell'ambiente di vendita dei cd e magliette trovo anche il mitico Thijs Van Leer che al mio "my english is bad" risponde con "don't worry, my italian is terrible!"...troppo grande! Poi finalmente riesco a trovare anche Aldo Tagliapietra, disponibile cosi come David Cross che ritroviamo per un ulteriore foto e il grande Gianni Leone che si preoccupa per come viene in fotografia...ahahaha fantastico! Tornati in albergo mi sarò addormentato dopo un'ora che guardavo il soffitto dove mi ripetevo "che cosa ho visto?! una cosa incredibile! un evento pazzesco!". Quello che mi aspettava il giorno dopo ancora meglio.

6 Novembre

Ora prestabilita per la sveglia, le 9. Eravamo sicuri di beccare a colazione vari artisti e cosi è stato. Dopo una colazione abbondante i primi che troviamo sono Patrick Djivas e Franco Mussida, poi il simpaticissimo chitarrista dei Sinestesia con il quale ci fermiamo a parlare e a discutere, veramente grande! Cosi come fantastico è Thijs Van Leer che con tutta la sua simpatia mi racconta di quando più di 30 anni fa in seguito all'alluvione dell'Arno a Firenze ha aiutato a spalare per 6 settimane in modo da salvare le opere d'arte, stupendo! Uno dei più più simpatici è stato David Jackson, il modo in cui diceva "Where is the camera?" mi faceva impazzire e soprattutto anche lui disponibile. Ebbene segue una giornata al Colosseo passando per l'Altare della Patria e con gli amici al Laser Combat con gli amici Giulia, Francesco e compagni, prima di incontrare casualmente La Maschera Di Cera e l'amica Danila, con loro mi sono veramente divertito, l'emblema della simpatia, oltre che grandi musicisti anche grandi persone, in 20 minuti di chiacchiere mi ero incredibilmente già affezionato a loro, troppo bravi! Devo anche citare il mitico autista della metro con gli occhiali da sole sotto terra, altrettanto fantastico! Di fretta e di furia entriamo giusto in tempo per l'inizio dell'esibizione de " La Periferia del Mondo", bravissimi anche loro, il frontman ai fiati è stato superbo! Mi hanno colpito particolarmente però i successivi Abash, lo stile etnico, con un batterista più duro, la voce femminile a dir poco meravigliosa mi hanno oramai conquistato. La voce di Luciano Regoli della Nuova Raccomandata con Ricevuta di Ritorno ha suscitato in me la stessa faccia che avevo avuto con Furio Chirico, fantastico prima di scatenare l'oblio all'entrata di Claudio Simonetti e del ripeto ancora una volta mitico Thijs Van Leer, scoperto oltre che grande musicista una grande persona! Seguono dei grandi Osanna, mi fa impazzire come Lino Vairetti si colora il viso ma soprattutto l'incredibile David Jackson, quando lo vedo imboccare 2 sax mi si accappona la pelle! Mirror Train e L'Uomo sentite dal vivo danno tante emozioni. E poi nonostante Francesco Di Giacomo non avesse la voce per me i Banco Del Mutuo Soccorso sono stati comunque eccezionali e quando John Wetton ha suonato Starless mi sono davvero commoso e non potevo credere che alla fine fosse tutto finito. Il tempo di tornare in albergo e di aspettare le 3 facendo chiacchierate con Gianni Leone, vedendo Alessandro Corvaglia de La Maschera Di Cera venire nel nostro hotel in cerca di una qualsiasi festicciola e incontrando Francesco Massa nel tentativo di aspettare John Wetton che in realtà era già al letto. Fuori dal teatro abbiamo incontrato poi anche Lino Vairetti, Luciano Regoli e gli Abash in hotel, tutti davvero simpatici e squsiti. Addormentarsi era diventato difficile.

La mattina seguente Francesco Massa mi ha svegliato con un messaggio che diceva "John Wetton è a colazione", neanche il tempo di prepararmi e mi sono fiondato di sotto dove l'ho trovato appena in tempo per versargli il succo di frutta e per farmi una foto con lui. Il resto della mattinata in hotel è stata fantastica, quasi un'ora a parlare con gli Abash di tutto e di più tralasciando il lato musicale dando spazio a quello prettamente umano, loro mi mancano, Anna Rita la cantante soprattutto, ho ancora il sorriso stampato sulle labbra se penso a loro. Fare le valigie è bruttissimo, salutare tutti ancora di più, erano rimasti Franz Di Cioccio, David Jackson e Iaia De Capitani con la quale abbiamo parlato molto e che ringrazio con tutto il cuore per la sua disponibilità e per tutto quello che ha fatto. Il tempo di un saluto quasi in lacrime con Mary e Martina, parte integrante di questa esperienza e poi ripartenza dolorante verso casa. Risultato? Sono l'uomo più felice del mondo, ma anche abbattuto, tanto che ho scritto tutto questo durante le due ore di latino perchè sono ancora con la testa a Roma, quello che mi sento di dire e grazie a tutti, avete lasciato una parte di voi dentro di me e non vi dimenticherò mai! Spero di rivedere presto tutti!

(ale)

MiniRecensioni Pubblicate da (ale) su "Good Times Bad Times" (Le Orme,Deep Purple,Grand Funk Railroad)

Le Orme-Il Fiume:

Uno dei più grandi gruppi Progressive della scena Italiana che si perde parzialmente cosi come praticamente tutti gli altri negli anni ’80 quando il pop tornava alla ribalta insieme alla nascita della New Wave e del Punk. Tornano nel 1996 con un nuovo tastierista, Michele Bon, e con un disco di meravigliosa bellezza, Il Fiume. Le copie vendute saranno presso meno 50.000 considerando anche la piena rinascita del gruppo colmata anche da un nuovo suono orientale con l’utilizzo del Sitar, tipico strumento indiano che Aldo Tagliapietra osservava da tempo. Madre Mia e la title trackdiventeranno anche brani riproposti nelle track-list di numerosi live. E’ la conferma che, quando si tratta di certa musica, il talento e lo stile inconfondibile non muoiono mai.

VOTO: 8

Deep Purple-Come Taste The Band:

Fondatori dell’hard rock assieme ai Led Zeppelin e dei primi spunti heavy metal, nel 1974 cambiano formazione con l’abbandono di Ian Gillan e Roger Glover sostituiti da David Coverdale e Glenn Hughes che formeranno un mix di voce profonda e acuta perfetto. Sforneranno due bellissimi album, rispettivamente alla posizione 3 e 6 della classifica di Billboard, Burn (1974) e Stormbringer (1974) prima di comporre Come Taste The Band con Tommy Bolin alla chitarra. Possiamo considerarlo uno degli album più sottovalutati del gruppo, forse dovuto all’abbandono di Ritchie Blackmore. L’album presenta risvolti blues e il classico virtuosismo della band, brani come Love Child e You Keep On Movingdiventeranno simbolo di questa formazione prima di lasciare la scena dopo la tragica morte di Tommy Bolin. Su billboard l’album si classifica diciannovesimo ma a distanza di tempo è molto apprezzato dai fan.

VOTO: 7,5

Grand Funk Railroad- E Pluribus Funk:

Una band che negli USA dava filo da torcere ai Led Zeppelin e ai Deep Purple ma che al di fuori della nazione è sempre stata semisconosciuta. La bravura dei componenti è invidiabile, soprattutto la voce incredibile del loro chitarrista Mark Farner. Un gruppo sottovalutato che conseguentemente ha prodotto album sottovalutati come lo splendido E Pluribus Funk. Quest’album oltre che essere di prelibata fattura ha lasciato canzoni come Footstompin’ Music e Loneliness che sono diventate pezzi fondamentali in ogni concerto. E’ un album dotato di grande energia ma anche elaborato in alcuni frangenti che rimandano al tipico progressive della loro era,gli anni ’70. Canta spesso anche Don Brewer, il batterista, dotato di una voce più potete ma meno alta rispetto a Farner. Il gruppo e lo stesso album sono raramente citati nelle riviste di settore e nella musica in generale.

VOTO: 7

Il mio personale parere (ale) sulla musica odierna prendendo spunto da Fabio Zuffanti

Leggendo la lettera di Fabio Zuffanti sulla critica musicale in Italia è come se mi fossi totalmente ritrovato in lui, anche se da un punto di vista totalmente differente, non essendo artista ma essendo un semplice studente. Ecco, credo che un ragazzo della mia età che ascolta un determinato tipo di MUSICA (in maiuscolo) possa capire praticamente più di tutti cosa sia la musica oggi, essendo a stretto contatto con la generazione odierna.

Eravamo partiti dagli anni '70, dal Progressive, dalla Rai che era un'industria televisiva di cultura musicale, in Radio andava LA musica e non altro. Ma c'è stato dal punto di vista della commercialità una regressione impressionante. La grande musica c'è sempre stata, ma in diverso modo, oggi abbiamo i Radiohead, Porcupine Tree e tanti altri gruppi che tengono in altro l'onore nell'ambito musicale. Quello che non funzione è il sistema, che favorisce seguendo il business e non la musica. Io non accendo mai la radio, intendo quelle comuni, RDS e cosi via, ma la mattina in realtà quando prendo l'autobus per andare a scuola prima di avvicinare le cuffie alle orecchie e di penetrare nel mio mondo Progressivo, quello che sento è (OGNI VOLTA), Vasco Rossi, che mai ho amato e che ho sempre disprezzato altamente. Non c'è più spazio per i capolavori, ma la colpa è di chi ha trasformato la musica in una questione esclusivamente di Business. La gente è arrivata ad ascoltare ciò che la società propone ed è questo che ha portato a un peggioramento, perchè ritengo che nell'educazione di un figlio la musica sia importante, perchè plasma il carattere, aiuta a crescere.

Io personalmente, grazie a mio padre sono arrivato a questo tipo di musica, perchè è nascosta oggi giorno, la vai a trovare dove mai penseresti di trovarla, è inutile cercare in tv o in radio, non la troverai mai! E' incredibile che oggi sia più conosciuto un Biagio Antonacci rispetto a un compositore che magari suona anche più strumenti e compone musica di un certo livello. E' INCOCEPIBILE. D'altronde lo avete sentito, Fabio ha più successo all'estero, ed è cosi che stiamo finendo, ovvero i nostri GIOIELLI che nel loro Paese non riescono ad avere la comprensione che hanno altrove. Molti preferiscono scappare da qui e imparare a vivere di Musica altrove. Credo che, qui Italia, non solo nella musica, qualcuno dovrebbe fare un passo indietro e studiare il concetto di uguaglianza, che oggi non c'è, in ogni settore, musica, lavoro, opportunità e cosi via... Non riesco a capire anche come si faccia, a prendere un fenomeno da baraccone di 14 anni, scrivergli i testi, mettergli a fianco 10 sgualdrine che ballano e buttarlo sul palco cantanto banalità, è come se ti stesse dicendo: "Guarda idiota, io prendo più di te! Si più di te! Qualunque tu sia, che sia medico o operaio, postino o muratore, si! Io ti sto prendendo in giro e con 3 "canzoni" idiote mi sono guadagnato già la pensione e più di tutto quello che tu hai guadagnato faticando e sudando nella vita!", funziona cosi, purtroppo... la grande tradizione per esempio del Jazz spazzata via e buttata dove solo chi la conosce può arrivarci dal Pop NeoMelodico.

Eppure nonostante tutto trovo soddisfazione per una sola cosa, ovvero quella di esser presente in un minoranza che combatte, e che anche se non riceve nulla è ancora convinta a diffondere LA musica e a combattere per gli ideali che una vera canzone può offrire. Un mio amico mi diceva: "prendi la musica come se fosse il mondo, è peggiorata la musica ed è peggiorato anche il mondo, colpa della società", la mia domanda è: si può arrivare ad una musica ancora peggiore di quella che oggi è in circolazione? Io penso di si, perchè tutti si stanno sfidando ad essere i peggiori, in tutti i modi. Forse però, scritto cosi sembra solamente una critica, in effetti è una critica ma è anche un incitamento, il cambiamento deve venire dal piccolo di ognuno di noi, bisogna continuare a credere e non cambiare, essere fermamente convinti e sperare con la forza di ognuno che qualcosa possa mutare, vogliamo sperare? oppure sperando si corre il rischio di illudersi? staremo a vedere...

Grazie per l'attenzione,

(ale)