Progressive World
Progressive World nasce come pagina su facebook dedicata esclusivamente al Progressive, genere musicale nato nei lontani anni '70, creata da Alessandro Leone. In questo blog verranno pubblicati tutti gli scritti riguardanti interviste, pensieri, recensioni e quant'altro. Dio benedica il Progressive!
domenica 14 ottobre 2012
Il ritorno dei "Mascherati": Progressive World intervista La Maschera Di Cera
A dieci anni dall'album d'esordio, La Maschera Di Cera torna alla ribalta dopo un cammino fruttuoso (almeno a livello musicale): cosa potete dirci sul nuovo album? E soprattutto cosa offrite di nuovo e cosa riprendete dal vostro repertorio?
Fabio: Beh, guarda purtroppo siamo in un momento molto particolare in cui veramente non possiamo svelare nulla sul nuovo disco che dovrebbe uscire a ridosso del prossimo natale. Le uniche cose che possiamo anticipare è che sicuramente sarà un colpo al cuore per molta gente, che lascerà a bocca aperta non pochi prog-fan, che ci saranno elogi e critiche allo stesso tempo ma che speriamo che il pubblico percepisca la buona fede e l'amore con il quale lo abbiamo realizzato. Cercando di essere più concreti ti posso dire che il disco conterrà un'unica suite di quarantacinque minuti divisa in nove parti e che a breve filmeremo il video di un pezzo che sarà visibile da inizio novembre.
Ago: Possiamo dire pero' che in termini di sonorita' il disco sara' un crocevia di cifre stilistiche gia' presenti in quello che tu chiami "nostro repertorio" e di cose nuove, esperimenti con strumenti coi quali non ci eravamo ancora cimentati, come per esempio le percussioni "concrete" o meno di Mau, alcuni sintetizzatori o organi per me, la chitarra elettrica per ale, o anche la presenza di alcuni ospiti.
Dopo l'arrivo di Matteo Nahum in “Petali Di Fuoco” la band ha aggiunto uno strumento proponendo un sound nuovo ma non per questo diverso dai precedenti album. Qual è il motivo della vostra separazione? Come vi sembra tornare agli "albori"?"
Fabio: L'inserimento della chitarra è stato molto utile per diversificare un suono che dopo i primi tre dischi stava cominciando a mostrare i suoi limiti. Per questo siamo molto contenti del lavoro svolto da Nahum in "Petali…". Purtroppo Matteo è coinvolto in svariate situazioni musicali e non aveva molto tempo per portare avanti il lavoro di prove e quant'altro la Maschera Di Cera richiedeva, così a un certo punto abbiamo deciso di porre termine a questa collaborazione. Matteo ha capito perfettamente e non ci sono stati problemi di sorta. Per il nuovo disco la chitarra è passata nelle mani di Alessandro (tranne alcuni interventi esterni) ma pensiamo almeno per il live di trovare qualcuno che possa permettere ad Ale di concertarsi solo sul canto e sull'aspetto scenico.
Ago: Quanto alla seconda domanda invece aggiungerei che i primi tempi in cui ci siamo ritrovati a suonare in cinque e' stato cuorioso, perche' ci siamo come "ritrovati" ma nello stesso tempo ci siamo riscoperti cambiati nell'approccio con gli arrangiamenti, con una consapevolezza diversa.
Considerando i side project di questi ultimi mesi/anni, da Maurizio di Tollo ad Hostsonaten, cosa porta ognuno dei componenti nel gruppo? Quali sono le vostre maggiori influenze?
Fabio: Personalmente adoro lavorare in svariati progetti ma ritornare alla MDC è sempre un'emozione diversa perché questi dieci anni hanno costruito un'unione solida e una condivisione di intenti che è molto rara tra persone che suonano insieme da tempo. Le maggiori influenze della MDC si trovano nel prog italiano vintage ma non solo, ognuno di noi adora svariati generi di musica. Basta ascoltare i progetti solisti di Mau, Andrea o Ago per capire che il prog è importante ma non solo.
Ago: Quanto all'apporto di ciascuno bisogna dire che, se da un lato il materiale che ciascuno porta all'interno della band e' pensato su misura per la MDC, dall'altro inevitabilmente risente delle influenze e dell'evoluzione del musicista. Per esempio un determinato approccio alla "forma canzone" di Fabio, maturato sensibilmente nella sua produzione solista, o l'utilizzo degli arpeggiatori o del rhodes con effettistica di cui ho cominciato e fare uso nei miei progetti Zaal e BluNepal, o anche la cura dei testi del Mau solista. Inoltre questo disco per un certo verso ha un "prologo" ideale nelle parentesi improvvisate del progetto "Ombra della sera" (del trio Zuffanti-Macor-Di Tollo con ospitate dei restanti membri della band).
Ale: Personalmente credo che al di là delle influenze individuali la MDC abbia sempre avuto un istintivo ruolo di “imbuto di ispirazioni” dove all’uscita del beccuccio c’è sempre stata una forma di espressione piuttosto caratteristica. Qualcuno, anni fa, ha scritto “..si può parlare di un suono MDC..” e forse ciò è stato principalmente legato all’assenza di chitarre decisamente presenti (quindi prima di “Petali”). Ma anche durante la permanenza di Matteo questa “matrice” è rimasta. Ecco, nel prossimo disco questo “suono MDC” si avvertirà ancora di più…
Fabio ne parla in 'O Casta Musica e non solo, ma rivolgo la domanda al gruppo in generale. Quanto è difficile per voi integrarvi nella realtà musicale di oggi? Data anche la partecipazione alla NEARfest 2007 ritenete che l'estero sia più propenso ad allargare i confini musicali?
Fabio: Beh, all'estero c'è molta più gente che segue il genere rispetto all'Italia ma ricordiamoci che il concetto di 'estero' è qualcosa di molto più grande, geograficamente parlando, del nostro paese. In generale credo che il prog sia seguito dappertutto ma da piccoli gruppi di persone che (pian piano) forse stanno diventando meno piccoli. Ma ci vorrà molto tempo perché il fenomeno possa crescere e acquisire la stessa credibilità culturale e seguito trasversale di generi come il jazz, tanto per fare un esempio. Certamente negli USA abbiamo trovato un pubblico caldo, competente e molto attento alla nostra musica ma quello che desidereremo, inutile negarlo, è un riconoscimento nel nostro paese. Riconoscimento che da molti punti di vista è anche arrivato - non vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto - ma che può crescere ancora se ci saranno situazioni promozionali che lo potranno consentire.
Ago: in generale comunque e' sempre molto difficile trovare situazioni adatte e ricettive, complici l'appiattimento e l'abbruttimento di "domanda e offerta". Pero' ci sono realta' che fanno ben sperare sul futuro: festival organizzati da strutture audaci e competenti, e non piu' solo all'estero
Ale: Quello che Ago sostiene parlando di “appiattimento” è ciò che io sostengo da anni e anni come fattore determinante dello stagnare di questo genere… vi aggiungerei anche una “recente” pigrizia del pubblico prog a seguire le occasioni live anche di gruppi che si affacciano sul mondo circostante. Insomma, lo stesso “Prog Exhibition” piuttosto che la recente (mi dicono peraltro tristissima) vicenda del festival di Viterbo hanno dimostrato che solo in presenza di nomi altisonanti il pungolo a spostarsi si mostra efficace. Questo ovviamente condiziona modalità e ricorrenza dell’offerta stessa
Nonostante la situazione, la risposta di una buona minoranza dei giovani verso il Prog ed in generale la musica complessa ed alternativa vi sembra soddisfacente?
Fabio: Dal mio punto di vista si, anche se spero che la cosa cresca ancora. Mi accorgo stupìto che ci sono un sacco di giovanissimi che seguono il prog, cosa che fino a pochi anni fa non succedeva. E se la cosa potrà crescere sarà solo che positivo per un genere che ha reale bisogno di un ricambio generazionale tra il suo pubblico.
Ago: Sì, in generale direi che solo negli ultimi anni abbiamo notato con stupore questo fenomeno, ed e' stata una assoluta (piacevole) sorpresa, soprattutto dopo un lungo periodo in cui il prog era ritenuto assolutamente "uncool" dall'egemonia del mondo "indie" gggiovane. Speriamo sia solo l'inizio..
Riprendendo l'ultima domanda: quali sono, secondo voi, le migliori realtà del nuovo Prog nostrano?
Fabio: Personalmente rispondo a questa domanda in miniera un poco 'spietata' dicendoti che al momento io non ne vedo. O meglio, vedo tanti bravissimi musicisti e una miriade di dischi anche interessanti sulla carta che però peccano di lavoro sulla composizione. In poche parole tanta tecnica, tanto studio ma poche belle canzoni e melodie. Bada, non parlo di originalità, parlo proprio di belle composizioni. Non mi importa se poi chi le propone ricorda qualcun altro, mi basterebbe sentire una melodia che mi smuove qualcosa dentro, cosa che purtroppo non sento da tempo, e lo dico con molto rammarico perché amo il genere e sarei il primo a goderne. Nel mio piccolo sto dando una mano a tentare di costruire un scuderia di giovani gruppi interessanti grazie al mio coinvolgimento come direttore artistico di Mirror records (sottoetichetta di BTF). Questo sperando di riuscire a instillare nei giovani musicisti il significato di quella che è la costruzione 'emozionale' di un pezzo prog.
Ale: ultimamente io invece mi sono trovato di fronte a brani come “Il Basilisco” (Coscienza di Zeno), “Le due metà di una notte” (Tempio Clessidre) e “A cold morning” (Dropshard), che hanno saputo rivelare una discreta capacità compositiva melodica a livello “canzone” e a mio parere hanno proprio prodotto un risultato decisamente coinvolgente. A livello generale trovo molto interessante la deriva dei GranTurismoVeloce e anche il cd dei Former Life rivela una sapiente miscela con aspetti fusion
Una volta pubblicato il nuovo album come vi “muoverete” con i live?
Fabio: Speriamo di muoverci tanto, ne veniamo da alcuni anni di semi-immobilità a livello concertistico per via di tanti fattori anche legati al nostro precedente management. Ora che siamo finalmente liberi di autogestirci speriamo di ritornare a calcare i palchi in maniera più continuativa e, tra le altre cose, tornare a suonare all'estero. Lo spettacolo sarà diviso in due parti con la riproposizione integrale del nuovo album e i nostri 'evergreeen'.
Ale: l’aspetto importante, su questo fronte, è appunto da una parte comprendere che Maschera Di Cera ormai è autonoma quanto a gestione delle occasioni live, dall’altra che le organizzazioni sappiano dare a questo settore “in rinascita” il giusto spazio coprendo più occasioni possibile e non favorendo la nascita di presunti monopoli.
BACKSTAGE VIDEO "SIBECOMUNICAZIONE": http://www.youtube.com/watch?v=95HeGnFhhb4&feature=youtu.be
SITO BAND: http://mascheradicera.wordpress.com/
PAGINA FACEBOOK: http://www.facebook.com/mascheradicera?fref=ts
Ringraziamo di cuore i ragazzi de La Maschera Di Cera augurando loro ogni fortuna.
martedì 24 luglio 2012
Le radici del Prog: racconto delle due serate viterbesi
venerdì 1 giugno 2012
Steven Wilson: la magia di un'artista sottovalutato
mercoledì 7 marzo 2012
Dell'eterno ritorno: dal Museo Rosenbach al Tempio Delle Clessidre

Il Tempio Delle Clessidre è una realtà oramai consolidata e apprezzata non solo nel panorama Prog nostrano. In questa intervista parla per la band il bassista Fabio Gremo, che ci illustra ogni aspetto del progetto fondato sulle radici del Museo Rosenbach ma rivisisitato in un'ottica diversa, perfettamente amalgata dalle influenze dei giovani artisti che affiancano la storica voce di "Lupo" Galifi. In estate la band sarà protagonista nella famosa manifestazione americana NearFest, a dimostrazione dei loro passi da gigante. Progressive World ringrazia ancora una volta Fabio Gremo e tutti i ragazzi.
Il Tempio Delle Clessidre, perchè e come nasce.
Il gruppo è nato nel 2006 a Genova, città che ha dato i natali a tutti i membri del Tempio. L'idea iniziale di Elisa Montaldo e Lupo Galifi consisteva nel riproporre dal vivo l'intera opera Zarathustra del Museo Rosenbach ad oltre trent'anni dalla sua uscita. Il nome del gruppo è stato scelto per coerenza con questo obiettivo, a partire da uno dei movimenti della suite originale. Dopo il primo concerto si è deciso di lavorare anche su brani originali.
Recentemente siete stati impegnati nella manifestazione benefica di La Spezia. Come la raccontereste a chi non è potuto esserci?
Abbiamo avuto il piacere e l'onore di essere contattati per partecipare a questo grande evento. Personalmente posso dire di aver respirato un'atmosfera magnifica, che può solo farmi intuire quanto fossero grandiosi ed intensi i festival musicali degli anni '70. Più di dieci gruppi hanno diviso il palco con un ritmo molto spedito e senza intoppi, cosicché lo spettacolo si è svolto in maniera molto fluida e godibile per una dozzina di ore, all'insegna delle sonorità rock d'epoca unite a sapori più recenti. Questo accostamento si è constatato anche a livello visivo, dal momento che i musicisti delle nuove formazioni hanno potuto colloquiare con le personalità di spicco dei gruppi storici, scambiando pareri e popolando le stesse fotografie. L'unico lato negativo è stato l'affluenza ben sotto le aspettative... per la sua valenza artistica lo spettacolo avrebbe meritato migliaia di persone!
ProgLiguria, concerti internazionali e prossimamente Near Fest, vi aspettavate questo apprezzamento da parte della critica?
Sinceramente siamo pervasi da una buona dose di stupore ad ogni notizia del genere... certo speravamo di riuscire a toccare il cuore degli appassionati di questo genere musicale quando abbiamo iniziato, ma effettivamente ora siamo inondati dall'entusiasmo... e poter portare la musica della nostra terra in giro per il mondo ci riempie di orgoglio e di gioia sincera.
Quanto effettivamente Il Tempio è legato al Museo Rosenbach? Cosa mantiene da Zarathustra e cosa offre di nuovo?
Come accennavo qui sopra, il fatto di proporre Zarathustra dal vivo a distanza di così tanti anni, per giunta con la voce originale, è sicuramente un motivo di legame e in un certo senso continuità con il lavoro del Museo. Tuttavia nella stesura dei nostri brani abbiamo cercato di non lasciarci troppo ispirare dalla loro musica, per evitare per quanto possibile il rischio di riproporre gli stessi ingredienti, seppur rimaneggiati. Crediamo di essere riusciti nel nostro intento, in quanto la nostra musica, pur presentando una sonorità affine a quella del Museo a livello di organico, se ne allontana per quanto riguarda i temi trattati e le atmosfere evocate.
"Lupo" Galifi presenta ancora una voce eccezionale, quali sono invece le influenze degli altri giovani artisti?
Ciascuno dei musicisti del Tempio ha delle influenze musicali abbastanza differenti rispetto agli altri membri del gruppo. Giusto per citare qualche esempio, Lupo è cresciuto ascoltando i cantanti blues e soul (e chi sennò, con quella voce), Giulio ha una passione per gli Extreme ed i Gentle Giant, Paolo venera Zappa e Keith Moon, io provengo dalla musica classica, dai Queen e dall'heavy metal, mentre Elisa e la vera esperta di prog-rock del gruppo. L'alchimia che si è creata tra noi ha però permesso di produrre un amalgama efficace, un cui tutti gli elementi partecipano in equilibrio alla resa finale.
Rappresentate una delle migliori realtà della scena Prog italiana. Il Prog quanto è ancora importante nel triste panorama musicale del nostro paese?
Mette una certa tristezza pensare che un genere tanto ricco e nobile qual'è il prog-rock, che tanto ha offerto proprio qui in Italia in passato, sia oggi relegato ad una posizione così ristretta, seppur densa di appassionatissimi sostenitori. Ma forse è proprio questa la sua forza: l'amore e l'interesse di persone che lo seguono con la stessa limpida curiosità, noncuranti di mode o leggi di mercato, felici di assistere ai concerti dei loro gruppi preferiti e di sfogliare le pagine dei booklet dei loro album. Questo fervore, questa vita sono l'indispensabile alimento della nostra musica.
Riuscite ad individuare una band che assieme a voi credete avrà un futuro prospero?
Recentemente abbiamo assistito ai concerti di alcuni gruppi emergenti (diciamo così) ed ascoltato i loro ultimi lavori. Ne cito volentieri un paio, perché mi sono molto divertito ad ascoltarli dal vivo: l'Accordo dei Contrari e la Coscienza di Zeno. Oltre alle belle composizioni mi ha fatto piacere cogliere l'umiltà delle persone e la gradevolezza con cui si scambiava con loro qualche parola.
Cosa vi aspettate dal futuro?
La conquista dell'Universo, ovviamente!
A parte le belinate (come si dice qui a Genova), speriamo di poter continuare con la nostra attività musicale con lo stesso entusiasmo e con il sostegno di un sempre maggior numero di amici. Nessuno di noi è musicista di professione, quindi non è affatto semplice andare avanti, ma il conforto che riceviamo da parte di chi ci segue ci permea di energia!
Quali sono i vostri progetti "imminenti"?
Stiamo ultimando il mixaggio del nostro concerto a Seul, del quale presto pubblicheremo il video. Stiamo poi lavorando sui brani del nuovo album, alcuni dei quali sono già stati proposti dal vivo nelle recenti esibizioni. Inoltre continuiamo a provare la scaletta dello spettacolo che stiamo preparando per il NEARfest, che sarà senza dubbio il concerto più importante della nostra vita.
Ringraziamo di cuore tutto lo staff ed i lettori di ProgressiveWorld, ciao!
Membri:
Stefano "Lupo" Galifi/Voce
Fabio Gremo/Basso
Elisa Montaldo/Tastiere-Voce
Giulio Canepa/Chitarre
Paolo Tixi/Batteria
Sito Internet: http://www.iltempiodelleclessidre.com/home.html
giovedì 23 febbraio 2012
Gli incredibili

Ho deciso di scrivere come se questa fosse una pagina di diario in cui emergono tutte le mie emozioni e la mia adrenalina. Si dice che le parole che vengono dal cuore siano le più vere e significative e allora quello che sto per scrivere dovrebbe essere ugualmente importante, almeno per me. Tralasciando il lunghissimo ed estenuante viaggio, tutta la mia permanenza a Perugia è stata dedicata alla band che dal 2009 mantiene il mio spirito in pace e la mia anima beata ogni giorno. Dapprima cercavo Rudess tra le vie della città ma, avendo avuto poco successo, con il supporto di altri pazzi come me, abbiamo deciso di lottare per il vertice della platea. Dalle due alle sette, cinque ore di attesa mentre il nostro cuore batteva sulle note di Outcry, provata nel pomeriggio varie volte. Tra chiacchierate con altri dreamers il tempo interminabile è passato e subito il nostro sogno, che ci ha tenuto in vita per quelle cinque strazianti ore, è andato in fumo. Infatti, attaccati, anzi spiaccicati, contro la transenna, non c'eravamo noi, ma i ragazzi che hanno speso fior di quattrini per il meet & greet. Ah! Come se non bastasse, l'uomo davanti a me superava il metro e novanta. Ma, questo sicuramente non poteva fermarmi, non è stata prima fila ma nonostante tutto la mia posizione era privilegiata. Come le più grandi donne prima di uscire con il loro compagno, anche i Periphery ci hanno fatto attendere e devo dirvi che la mia impressione non è stata alquanto positiva ma unicamente per un motivo: ho sentito solo rumore stando in seconda fila. Ma veniamo a noi, sulle note di Dream Is Collapsing già i miei occhi si riempivano di lacrime smorzate poi dall'entrata prepotente di Petrucci su Bridges In The Sky. La parte più emozionante del concerto però, è giunta successivamente. Infatti ho assodato proprio ieri sera di non esser fatto per la platea, per una serie di motivi: dopo otto ore in piedi svengo, sono un ascoltatore e non un casinaro, chissà perchè ma subisco sempre una trasformazione in sottiletta. E allora, dopo aver visto da vicino i bellissimi occhi di LaBrie, l'iper braccio di Petrucci e le poche rughe di Myung, ho deciso, per evitare di terminare la mia serata in ospedale, di sedermi sugli spalti. Ero in quel momento terribilmente triste per non aver resistito ma mi sono subito ricreduto quando Petrucci ha lasciato partire gli arpeggi di On The Backs Of Angels. Da quella posizione l'audio era a dir poco meraviglioso e i ragazzi parevano ancora più perfetti di quanto lo siano già. Finalmente avevo contemplato la mia essenza da ascoltatore e riuscivo a sentire perfettamente la voce di uno straordinario LaBrie, mai così in forma nelle mie tre esperienze tra Roma, Villafranca e Perugia. In particolare The Spirit Carries On è stata, come da pronostico, il capolavoro indelebile di una serata non solo perfetta tecnicamente ma anche sentimentalmente. Visti da più lontano riuscivo non solo a sentire meglio ma anche ad apprezzare maggiormente Mangini, che da vicino mi sembrava poco personale, ma soprattutto la scenografia e le luci assolutamente ben studiate e simultanee. Paradossalmente questo è stato il più bel live della band a cui abbia mai assistito. Il primo è stato il più significativo emotivamente dato che c'era un certo Portnoy alla batteria, il secondo come scaletta resta imbattibile, ma quest'ultimo l'ho apprezzato come mai avevo fatto nei precedenti. Francamente non so cos'altro aggiungere se non la promessa che stipulo con me stesso ovvero giuro che in futuro mai salterò un tour di questa magnifica band e sapete che parlo da fan. Quando si è appassionati di questo gruppo di sicuro non c'è scampo, sei destinato ad amarli alla follia. Purtroppo non esiste la via di mezzo, quella che ti permette di apprezzare questa band a tal punto di non odiarli e né tanto meno amarli. Esiste l'odio verso loro e io con sincerità non lo sono mai riuscito a capire, questa è la musica. L'unica cosa di cui sono certo è che la musica lascia un segno essenziale ma differente in ognuno di noi ed io vado fiero di quanto sia vitale per me. Spero che alcuni di voi si siano ritrovati in queste parole anche se possono cambiare i soggetti, gli artisti, i luoghi, le canzoni, ma quello che resta solo noi possiamo saperlo, gli altri possono solo percepirlo.
Grazie per l'attenzione,
(ale)
venerdì 28 ottobre 2011
Articolo Pubblicato da (ale) su "Good Times Bad Times" (Prog Exhibition 2011: Pochi ma buoni)

Nella cornice di un teatro semivuoto ciò che si è visto sul palco del Teatro Tendastrisce ha dello spettacolare. I nomi dei gruppi, che non sono altisonanti come nel 2010, hanno suscitato due reazioni: sconforto e curiosità. E così c'è chi ha preferito restare a casa e chi, interessato ha assistito ad un Prog di alto livello. La mancanza di pubblico ha reso il clima ancora più intimo, rendendo disponibile lo scambio di idee con gli artisti come un normale colloquio con un amico, così come dovrebbe sempre essere.
Il 21 ottobre, nel terribile freddo del teatro, abbiamo assistito ad uno spettacolo quasi interamente strumentale. Gli Stereokimono, gruppo che si trova sotto l'etichetta “Immaginifica” di Franz Di Cioccio, hanno aperto lo spettacolo con sonorità particolari e un'ottima batterista donna, Cristina Atzori. Parliamo di donne proprio perchè, come vedrete nell'articolo, sono state protagoniste in gran parte anche loro, provocando commenti positivi da parte del pubblico. Gli Oak, trascinati dalla simpatia di Maartin Allcock, ex chitarrista dei Jethro Tull, riprendono lo stile proprio dalla band di Ian Anderson come si evince dall'aspetto del cantante Jerry Cutillo e dal suo modo di presentarsi sul palco. Entrambi i gruppi di apertura decisamente positivi.
Tra i principali hanno aperto i Saint Just Again dell'incredibile Jenny Sorrenti, che continua a conservare una voce unica, tra il lirico e il melodico, nonostante siano passati tanti anni. Assieme alla sua band l'esibizione si è incentrata sul nuovo lavoro “Prog Explosion” che segna il ritorno dei Saint Just un po' come successe l'anno scorso con la Raccomandata Con Ricevuta Di Ritorno. Il momento tanto atteso però era la prima esibizione di Jenny e Alan, tutto in famiglia Sorrenti. Alan è stato un'icona del Prog Italiano negli anni '70, lasciando degli album importanti e influenti, in particolare “Aria”, che tra l'altro, annuncia lo stesso cantante napoletano, vorrebbe riproporre per intero nell'immediato futuro. Tuttavia, l'esibizione con la sorella di “Vorrei Incontrarti”, in generale non ha colpito, anzi, all'interno del gruppo ufficiale dedicato alla Prog Exhibition, ha provocato diverse critiche in particolare per la voce di Alan. Insomma non è più “Aria”.
Seguono ai Saint Just Again gli Ut, una delle infinite formazioni dei New Trolls, appena sfornata. Adesso diventa veramente difficile non confondersi tra le innumerevoli band che rappresentano la parte Prog o no. In ogni caso, il progetto nasce a tavola (racconta Iaia De Capitani), e dopo aver provato, il gruppo ha avuto quindici minuti di spazio, terminati dignitosamente richiamando Concerto Grosso con Adagio. Ottima prova.
Dopo la breve parentesi entra in scena Gianni Leone con Il Balletto Di Bronzo. Talento incredibile, Gianni all'eta di 17 anni ha composto una pietra miliare altamente complessa: Ys. Ovviamente l'esibizione si è incentrara soprattutto su quest'album che nell'Introduzione viene accompagnato dal primo grandissimo ospite della manifestazione: Richard Sinclair. L'ex Hatfield And The North e Caravan è come tutti gli artisti dovrebbero essere: simpatico, aperto al dialogo, umile. A tutto questo ovviamente si aggiunge la sua grandissima qualità e lo stile che lo ha contraddistinto in questi anni.
Mentre nel 2010 la prima serata veniva chiusa dalla PFM con Ian Anderson, quest'anno lo spazio maggiore è riservato agli Arti & Mestieri (con il ritorno di Gigi Venegoni) e Mel Collins che sostituisce Darryl Way, storico violinista dei Curved Air che non è potuto partire a causa di problemi di salute e a cui auguriamo una pronta guarigione. A guardare i nomi, come blasone, non ci sarebbe paragone, ma questo è esattamente il modo di pensare più sbagliato. Nonostante mancassero elementi come il sax e il violino, fondamentali per una band di questo tipo che tende verso il jazz, la doppia chitarra ha nascosto la loro assenza sostituendo questi due strumenti impeccabilmente. All'interno di questa band ritroviamo un elemento già presente con i The Trip l'anno precedente: Furio Chirico. Incredibile batterista dalla potenza inaudita e dalla tecnica sopraffine, che accompagnato da Beppe Crovella, Gigi Venegoni e Co., ha riproposto la maggior parte del lavoro “Articolazioni” del 1974. Apprezzatissimo anche Mel Collins, che sul palco si mostra molto timido, già in collaborazione precedentemente con gli Arti & Mestieri e attualmente impegnato con il mago del Prog Robert Fripp.
La seconda serata si apre con una delle realtà più importanti del Prog odierno, i perugini del Bacio Della Medusa. Dimostrano di non sentire la pressione delle grandi manifestazioni, hanno mostrato una grinta incredibile e definirei spettacolare la corsa del cantante Simone Cecchini tra il pubblico. I perugini rimangono probabilmente la più grande sorpresa delle due serate.
Ma da non sottovalutare è la grandissima prova di Vic Vergeat, chitarrista dal talento inestimabile, molto vicino allo stile Hendrixiano. Molti hanno considerato la sua presenza “inadeguata” per uno stile che non si avvicina al Prog ma bensì al Blues/ Hard Blues. In ogni caso nessuno ha avuto da ridire sulla sua prova, oltre a quella dei suoi musicisti e di, nuovamente, Mel Collins, tornato anche il 22 come prestabilito dal programma.
Prima di parlare dei Garybaldi è opportuno rivolgere un pensiero affettuoso a Bambi Fossati, leader del gruppo, grandissimo musicista, che purtroppo è in pessime condizioni di salute.
Sui genovesi non c'è discussione. Anche se il volume della chitarra era smisurato, ripresentare brani della bellezza di Moretto Da Brescia: Goffredo e Giardino Del Re è un incredibile punto a loro favore; d'altronde rimane di straordinaria bellezza l'album su cui si è incentrata l'esibizione: Nuda. Con loro ha duettato Marco Zoccheddu della Nuova Idea, unico ospite italiano se non consideriamo Gigi Venegoni che di fatto è un membro storico degli Arti & Mestieri.
Verrebbe da usare l'aggettivo “perfetta” se ci riferiamo alla performance del Biglietto Per L'Inferno.Folk. E' proprio quel “.Folk” che inizialmente rendeva tutti scettici ma i riarrangiamenti in chiave Folk dell'omonimo album del 1974 hanno sorpreso tutti, anche se alla voce non vi è più Claudio Canali (è diventato frate) ma Mariolina Sala, e qui si risale al discorso riguardante l'effetto delle donne. Appunto, come detto, molti brani sono stati completamente reinventati mantenendo lo stesso testo, tranne Confessione che rappresenta il capolavoro del gruppo e che ha subito pochissimi cambiamenti soprattutto nell'assenza di tastiere sostituite da flauti, fisarmoniche e così via. Lì il pubblico ha iniziato a scaldarsi, ma è diventato incandescente quando Martin Barre, storico chitarrista dei Jethro Tull, ha intonato le prime note di Aqualung. Al termine della sua esibizione il pubblico si è alzato in piedi senza esitazione.
Successivamente ai problemi tecnici iniziali, i Goblin hanno potuto iniziare il loro concerto. Nonostante siano stati impeccabili rimane il bisogno e l'utilità, per un gruppo specializzato in colonne sonore, di avere un maxi schermo e di offrire quindi uno spettacolo visivo oltre che sonoro. Dopo il viaggio intrapreso passando per Roller e Suspiria, al momento dell'esecuzione di Profondo Rosso, l'entrate in scena del leggendario Steve Hackett ha scatenato un urlo generale. Pur dovendo ammettere che la rappresentazione da parte dei Goblin di Watcher Of The Skies non sia stata il massimo, le emozioni sono state incontrollabili così come sono state grandissime anche nella Jam finale.
La Jam sembra quasi nata come una ripicca nei confronti di chi ha chiesto l'anno prima la ripetizione della Prog Ex e poi non si è presentato quest'anno. E' stato quindi visto come un evento unico e irripetibile. E in effetti vedere insieme Di Cioccio, Collins, Sinclair, Barre, Hackett e inseriamo anche la simpatia di Allcock, è un qualcosa che mai più si rivedrà.
Dalla Prog Exhition Iaia De Capitani si è lasciata andare ad alcune anticipazioni. Sappiamo che ci sarà una Prog Exhibition 2012 e che probabilmente saranno presenti gli Area. Sappiamo anche che uscirà un nuovo cofanetto ma questa volta quasi solamente audio e con pochi spezzoni/interviste video. In conclusione il resoconto finale è positivissimo. Le manifestazioni servono proprio per dar spazio a chi è sottovalutato. In questo Iaia e Franz sono riusciti alla grande. La mentalità che deve cambiare è quella degli assenti, che concentrandosi sul blasone del nome, perdono la possibilità di assistere a degli spettacoli suggestivi e non comuni.
sabato 24 settembre 2011
Articolo Pubblicato da (ale) su "ContrAPPUNTI (Estate 2011)- Trimestrale del CSPI" (Il mulino a vento del Prog Italiano)
La situazione della musica odierna è conosciuta da tutti coloro che la seguono. Molti, delusi da ciò che li circonda oggi, diventano nostalgici, rimpiangendo ciò che un tempo poteva essere visto in TV e che oggi non è più possibile vedere,
almeno sui canali principali. Negli anni '70 era molto probabile incappare in esibizioni, soprattutto sui canali Rai, della PFM, Le Orme, Locanda Delle Fate; insomma tutto il meglio che il Prog Italiano poteva offrire. A distanza di anni la situazione musicale si continua ad evolvere ma effettua una regressione dal punto di vista "commerciale".Il Prog continua ad essere conosciuto solo dai veri appassionati, e per riuscire a sentire qualcosa di questo genere musicale,bisogna fare affidamento alla "ricerca" dei canali e delle radio alternative che amano trasmettere anche esempi di musica che oggi si definisce "non commerciale". Nonostante tutto possono essere trovate notizie rassicuranti ma che allo stesso tempo sconvolgono.Nell'Aprile di quest'anno esce la classifica dei 100 album più venduti in Italia e partendo dal basso verso l'alto notiamo al 95° posto "La Via della Seta" de "Le Orme";un album che ha sorpreso anche gli scettici, coloro che credevano che senza Tagliapietra il gruppo non potesse avere un "nuovo corso" che invece ha avuto grazie alla sorprendente vena creativa del duo De Rossi-Bon. Questo già sorprende, ma quello che sconvolge, è trovare alla posizione 38 "The Wall" dei "Pink Floyd", datato 1979. I Londinesi fanno il bis con il leggendario"Dark Side Of The Moon" alla posizione numero 48, mentre la ciliegina sulla torta è data dal "Made In Japan" dei "Deep Purple", uno dei più grandi live della storia che si posiziona al numero 42. Dopo 32,38 e 39 anni queste pietre miliari della musica sono ancora tra primi 100 album più venduti, e se rimanevamo stupiti quando, parlando di Dark Side scoprivamo che quest'album detiene ancora il record di 14 anni di permanenza in classifica, non possiamo che non rimanere ugualmente sorpresi da quest'altra notizia. Attenzione non finisce qui! Perchè nel 2005, Octavarium, noto album dei Dream Theater, famosissima Progressive Metal Band americana si poziona, sempre in Italia seconda in classifica vendite! Allora questo che vuol dire? Forse vorrà dire che la nostra popolazione non è intenzionata a sentire girare sempre gli stessi nomi e a sentire sempre qualcosa di già ascoltato. Forse vuol dire che l'Italia, quel paese che negli anni '70 "Progressivamente" era secondo solo all'Inghilterra, è ancora uno dei principali Paesi da questo punto di vista. E in effetti se analizziamo questo aspetto è sicuramente cosi. Oggi abbiamo tantissimi gruppi di cui andar fieri tra i quali: La Maschera Di Cera, Eris Pluvia, Il Tempio Delle Clessidre, Abash, Universal Totem Orchestra e tanti altri... Ma non solo! I gruppi storici come la PFM, Le Orme già citate, continuano a produrre materiale di pregiata fattura, senza contare che in questo anno vediamo anche la riunione storica dei Goblin, per esempio. Altro elemento da sottilineare è la quantita di concerti che l'Italia ospita. Van Der Graaf Generator, Steve Hackett, Pendragon, Toto, Yes passano e passeranno in Italia. Ma anche gli artisti odierni come Porcupine Tree, Dream Theater, Opeth, nei loro tour, prendono sempre di mira il nostro paese suonando anche per 4 o 5 date. Non a caso così come i Genesis ebbero i primi successi in Italia, anche i Porcupine Tree, come confermato in un intervista da Steven Wilson, ebbero i primi consensi proprio qui. E come vedete tutto questo fa da sfondo a una situazione che dopo anni rimane radicata, in quanto nelle radio si sentono nomi e musiche ripetitive senza che ci sia il giusto spazio per tutti. Proprio su questo Fabio Zuffanti, noto compositore e bassista in gruppi come Hostsonaten, La Maschera di Cera, ha parlato, in maniera molto polemica, sottolineando come gli artisti qui abbiano seria difficoltà e come l'Italia non riesca a gestire questi gioielli che preferiscono recarsi altrove; infatti lo stesso Zuffanti è quasi più conosciuto in Spagna o in Portogallo che nella nostra patria. Sono numeri, notizie che fanno piacere ma che riportati nella realtà fanno in poche parole arrabbiare. Si suona ancora per passione? La musica è diventata solamente un business? Questo non lo sappiamo, sta di fatto che la situazione ce lo lascia assolutamente pensare.



