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martedì 24 luglio 2012

Le radici del Prog: racconto delle due serate viterbesi

Pochi ma buoni. Un remake ancora più suggestivo della prima edizione della Prog Exhibition con un'affluenza di poco superiore alla seconda. L'evento si svolge al Golf Club di Viterbo, su un prato verde da cui spuntano bandiere bianche a segnalare le buche. Di certo la bellezza della location non avrebbe mai potuto rimpiazzare quella di Villa Lante ma l'ottima organizzazione, il palco e i maxi schermi ai lati, per non parlare della piccola galleria allestita da Paul Withehead, il fulcro delle famose copertine di Genesis, Le Orme e VDGG, hanno soddisfatto le aspettative. La prima serata è interamente dedicata alla Premiata Forneria Marconi, nel nuovo progetto di riarrangiamento di pezzi classici in chiave rock con orchestra a seguito. Un'orchestra ridimensionata, forse inferiore alla metà dei 67 elementi registrati durante il concerto inaugurale al Teatro Arcimboldi di Milano. Oltretutto la scelta dei brani classici non è stata casuale né scontata ma spicca su tutti Il Flauto Magico di Mozart, obiettivamente il più emozionante. Non mancano riferimenti italiani come il Nabucco di Verdi e per finire il Gugliemo Tell già ascoltato precedentemente nel Live In Japan ed in altre fatiche discografiche. Nel mezzo dell'esibizione il pubblico s'infiamma su La Luna Nuova ma oltre ad E' Festra, la canzone che maggiormente coinvolge gli spettatori è, come sempre, Maestro Della Voce, anche se leggermente fuori contesto per un'esibizione orchestrale. Questa serata quindi può essere definita “La Radice Del Prog” poiché la PFM è tornata alle origini del genere, un genere di matrice classica ma contaminato da infiniti fattori, ed i testimoni possono affermare che, pur tornando indietro nel tempo, l'immortalità dei violini, flauti, della classica e del Prog supera ogni ostacolo innalzato dal tempo, restando immortale. La seconda serata è una mini Woodstock Prog, simile alla manifestazione di La Spezia organizzata qualche mese fa, con la differenza non marginale dei posti a sedere. L'evento parte con leggero ritardo ed è presentato da un volto noto, Carlo Massarini, punto di riferimenti per gli esperti musicali che, tuttavia, si renderà protagonista di alcuni svarioni inaspettati nel corso della serata. Ad aprire gli Analogy, che tornano dopo 40 anni, gruppo polietnico in cui prevale uno scenario tedesco da Oktoberfest. Trainati da Hunka Munka alle tastiere (numerose persone non hanno potuto fare a meno di ridere a crepapelle per il nome d'arte), la band è stata probabilmente espulsa dal palco per motivi di tempistica, o almeno così hanno voluto far credere. I membri hanno lasciato il palco indignati, specialmente la vocalist Jutta Nienhaus, tornando ad abbracciare rispettivi/e mogli/mariti/figli arrivati come supporters. La situazione migliora PROGressivamente con la Nuova Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, che ripropone, esattamente come nella reunion del 2010, brani del nuovo repertorio estrapolato dall'ottimo album di ritorno: Il Pittore Volante. Straordinaria l'accoppiata di voci Regoli-Cioni in un'alternanza tra lirico ed hard. Solo 40 minuti ed il palco cambia padrone. Sono gli UT, l'anima Prog dei New Trolls, di Belleno e Salvi ad invadere la scena. In assoluto tra i più incisivi, il loro è stato autentico Heavy Prog derivante dalla rappresentazione di quasi l'intera track list dell'album eponimo con l'immancabile riferimento a Concerto Grosso. Gianni Belleno e Maurzio Salvi non sembrano aver perso il piglio con il passare degli anni, il primo soprattutto, picchia la sua batteria con una forza sovrumana ed in effetti lui stesso ha definito questo periodo nel dopo esibizione come una “seconda giovinezza”. Di nuovo cambio palco ed approdano immediatamente gli Osanna in tutta la loro napoletanità. Avvincenti, come da loro caratteristica peculiare, l'accoppiata musica-teatro che si intersecata con l'amore per la madre terra e il calore della gente e della cultura napoletana. Orfani di Elio D'Anna (come sapranno gli appassionati adesso rettore di un'università) e dello special guest protagonista delle ultime date David Jackson (il leggendario “fiatista” dei VDGG o, come molti affermano, “quello che suona due sax contemporaneamente”), Vairetti & Co. non hanno sofferto l'assenza di un elemento così rilevante nella musicalità della band passando senza sosta tra i lavori più affermati: Palepoli, Milano Calibro 9, L'Uomo. Da segnalare l'incredibile talento del chitarrista Pasquale Capobianco, forse neanche 30enne, e proprio alla sua età si ricollega la tematica maggiormente trattata durante i cambi di palco: la musica e la cultura dell'Italia odierna. Anche lo stesso Vairetti è intervenuto aggressivamente criticando Berlusconi prima e i politici di ogni schieramento poi, recitando testuali parole: “A sinistra o a destra sono tutti una merda” (grande applauso del pubblico). E tra il furore generale, il frontman dei napoletani ha voluto dedicare l'esibizione al padre del batterista Gennaro Barba, morto il giorno precedente (R.I.P.). Piccola sosta, chi ritiene opportuno raggiunge il bagno o sgranchisce le gambe per poi riprendere posto e godersi i The Trip. Probabilmente ci si attendeva qualcosa in più, almeno per coloro che hanno potuto osservarli alla Prog Ex 2010, dove tornarono alla ribalta veementemente nonostante i 40 anni di inattività. Invece, nella serata viterbese, appaiono lenti, Vescovi compie inizialmente alcuni errori e si aggiungono tra l'altro problemi di volume. Il repertorio varia come sempre tra Caronte ed Atlantide ed, in conclusione, abbandonano il palco senza troppo scalpore ma con un velo di amarezza nostalgica dovuta alla recente scomparsa di Wegg Andersen (R.I.P.). Arrivati al gran finale, tra le domande di Capitelli a Vescovi e Chirico, pienamente convinto che il batterista si chiamasse Fulvio e non Furio (per questo anche beccato ripetutamente dal pubblico), finalmente il Banco del Mutuo Soccorso sale sul palco, un musicista per volta, davanti alla folla stanca ma insaziabile. E come preannunciato, il risultato è stato soddisfacente. Darwin, il salvadanaio ed Io Sono Nato Libero non possono che non provocare brividi lungo la schiena dei devoti fan progressivi. Straordinari, compresi i giovani Marcheggiani, Papotto e Masi, oltre al leggendario Big Francesco Di Giacomo, abile nel mantenere alta la concentrazione con svariate battute. Ma la passione supera l'orario proibitivo e le lunghe ore di ascolto. Il ringraziamento va alla Vulcano Project Prog per l'organizzazione, la mediazione e tutto ciò che ne concerne. Grazie per l'attenzione, (ale)

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