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domenica 14 ottobre 2012

Il ritorno dei "Mascherati": Progressive World intervista La Maschera Di Cera

La Maschera Di Cera è ancora oggi una delle realtà più "blasonate" del panorama Prog nostrano riconosciuta anche all'estero, come dimostra la prestigiosa partecipazione alla NEARfest 2007. In prossimità della pubblicazione del nuovo lavoro, previsto per Gennaio 2013, abbiamo chiesto loro un'intervista per saperne di più. Hanno risposto, cordialmente, il bassista Fabio Zuffanti, il tastierista Agostino Macor ed il cantante Alessandro Corvaglia.

A dieci anni dall'album d'esordio, La Maschera Di Cera torna alla ribalta dopo un cammino fruttuoso (almeno a livello musicale): cosa potete dirci sul nuovo album? E soprattutto cosa offrite di nuovo e cosa riprendete dal vostro repertorio?

Fabio: Beh, guarda purtroppo siamo in un momento molto particolare in cui veramente non possiamo svelare nulla sul nuovo disco che dovrebbe uscire a ridosso del prossimo natale. Le uniche cose che possiamo anticipare è che sicuramente sarà un colpo al cuore per molta gente, che lascerà a bocca aperta non pochi prog-fan, che ci saranno elogi e critiche allo stesso tempo ma che speriamo che il pubblico percepisca la buona fede e l'amore con il quale lo abbiamo realizzato. Cercando di essere più concreti ti posso dire che il disco conterrà un'unica suite di quarantacinque minuti divisa in nove parti e che a breve filmeremo il video di un pezzo che sarà visibile da inizio novembre.

Ago: Possiamo dire pero' che in termini di sonorita' il disco sara' un crocevia di cifre stilistiche gia' presenti in quello che tu chiami "nostro repertorio" e di cose nuove, esperimenti con strumenti coi quali non ci eravamo ancora cimentati, come per esempio le percussioni "concrete" o meno di Mau, alcuni sintetizzatori o organi per me, la chitarra elettrica per ale, o anche la presenza di alcuni ospiti.

Dopo l'arrivo di Matteo Nahum in “Petali Di Fuoco” la band ha aggiunto uno strumento proponendo un sound nuovo ma non per questo diverso dai precedenti album. Qual è il motivo della vostra separazione? Come vi sembra tornare agli "albori"?"

Fabio: L'inserimento della chitarra è stato molto utile per diversificare un suono che dopo i primi tre dischi stava cominciando a mostrare i suoi limiti. Per questo siamo molto contenti del lavoro svolto da Nahum in "Petali…". Purtroppo Matteo è coinvolto in svariate situazioni musicali e non aveva molto tempo per portare avanti il lavoro di prove e quant'altro la Maschera Di Cera richiedeva, così a un certo punto abbiamo deciso di porre termine a questa collaborazione. Matteo ha capito perfettamente e non ci sono stati problemi di sorta. Per il nuovo disco la chitarra è passata nelle mani di Alessandro (tranne alcuni interventi esterni) ma pensiamo almeno per il live di trovare qualcuno che possa permettere ad Ale di concertarsi solo sul canto e sull'aspetto scenico.

Ago: Quanto alla seconda domanda invece aggiungerei che i primi tempi in cui ci siamo ritrovati a suonare in cinque e' stato cuorioso, perche' ci siamo come "ritrovati" ma nello stesso tempo ci siamo riscoperti cambiati nell'approccio con gli arrangiamenti, con una consapevolezza diversa.

Considerando i side project di questi ultimi mesi/anni, da Maurizio di Tollo ad Hostsonaten, cosa porta ognuno dei componenti nel gruppo? Quali sono le vostre maggiori influenze?

Fabio: Personalmente adoro lavorare in svariati progetti ma ritornare alla MDC è sempre un'emozione diversa perché questi dieci anni hanno costruito un'unione solida e una condivisione di intenti che è molto rara tra persone che suonano insieme da tempo. Le maggiori influenze della MDC si trovano nel prog italiano vintage ma non solo, ognuno di noi adora svariati generi di musica. Basta ascoltare i progetti solisti di Mau, Andrea o Ago per capire che il prog è importante ma non solo.

Ago: Quanto all'apporto di ciascuno bisogna dire che, se da un lato il materiale che ciascuno porta all'interno della band e' pensato su misura per la MDC, dall'altro inevitabilmente risente delle influenze e dell'evoluzione del musicista. Per esempio un determinato approccio alla "forma canzone" di Fabio, maturato sensibilmente nella sua produzione solista, o l'utilizzo degli arpeggiatori o del rhodes con effettistica di cui ho cominciato e fare uso nei miei progetti Zaal e BluNepal, o anche la cura dei testi del Mau solista. Inoltre questo disco per un certo verso ha un "prologo" ideale nelle parentesi improvvisate del progetto "Ombra della sera" (del trio Zuffanti-Macor-Di Tollo con ospitate dei restanti membri della band).

Ale: Personalmente credo che al di là delle influenze individuali la MDC abbia sempre avuto un istintivo ruolo di “imbuto di ispirazioni” dove all’uscita del beccuccio c’è sempre stata una forma di espressione piuttosto caratteristica. Qualcuno, anni fa, ha scritto “..si può parlare di un suono MDC..” e forse ciò è stato principalmente legato all’assenza di chitarre decisamente presenti (quindi prima di “Petali”). Ma anche durante la permanenza di Matteo questa “matrice” è rimasta. Ecco, nel prossimo disco questo “suono MDC” si avvertirà ancora di più…

Fabio ne parla in 'O Casta Musica e non solo, ma rivolgo la domanda al gruppo in generale. Quanto è difficile per voi integrarvi nella realtà musicale di oggi? Data anche la partecipazione alla NEARfest 2007 ritenete che l'estero sia più propenso ad allargare i confini musicali?  

Fabio: Beh, all'estero c'è molta più gente che segue il genere rispetto all'Italia ma ricordiamoci che il concetto di 'estero' è qualcosa di molto più grande, geograficamente parlando, del nostro paese. In generale credo che il prog sia seguito dappertutto ma da piccoli gruppi di persone che (pian piano) forse stanno diventando meno piccoli. Ma ci vorrà molto tempo perché il fenomeno possa crescere e acquisire la stessa credibilità culturale e seguito trasversale di generi come il jazz, tanto per fare un esempio. Certamente negli USA abbiamo trovato un pubblico caldo, competente e molto attento alla nostra musica ma quello che desidereremo, inutile negarlo, è un riconoscimento nel nostro paese. Riconoscimento che da molti punti di vista è anche arrivato - non vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto - ma che può crescere ancora se ci saranno situazioni promozionali che lo potranno consentire.

Ago: in generale comunque e' sempre molto difficile trovare situazioni adatte e ricettive, complici l'appiattimento e l'abbruttimento di "domanda e offerta". Pero' ci sono realta' che fanno ben sperare sul futuro: festival organizzati da strutture audaci e competenti, e non piu' solo all'estero

Ale: Quello che Ago sostiene parlando di “appiattimento” è ciò che io sostengo da anni e anni come fattore determinante dello stagnare di questo genere… vi aggiungerei anche una “recente” pigrizia del pubblico prog a seguire le occasioni live anche di gruppi che si affacciano sul mondo circostante. Insomma, lo stesso “Prog Exhibition” piuttosto che la recente (mi dicono peraltro tristissima) vicenda del festival di Viterbo hanno dimostrato che solo in presenza di nomi altisonanti il pungolo a spostarsi si mostra efficace. Questo ovviamente condiziona modalità e ricorrenza dell’offerta stessa

Nonostante la situazione, la risposta di una buona minoranza dei giovani verso il Prog ed in generale la musica complessa ed alternativa vi sembra soddisfacente?

Fabio: Dal mio punto di vista si, anche se spero che la cosa cresca ancora. Mi accorgo stupìto che ci sono un sacco di giovanissimi che seguono il prog, cosa che fino a pochi anni fa non succedeva. E se la cosa potrà crescere sarà solo che positivo per un genere che ha reale bisogno di un ricambio generazionale tra il suo pubblico.

Ago: Sì, in generale direi che solo negli ultimi anni abbiamo notato con stupore questo fenomeno, ed e' stata una assoluta (piacevole) sorpresa, soprattutto dopo un lungo periodo in cui il prog era ritenuto assolutamente "uncool" dall'egemonia del mondo "indie" gggiovane. Speriamo sia solo l'inizio..

Riprendendo l'ultima domanda: quali sono, secondo voi, le migliori realtà del nuovo Prog nostrano?

Fabio: Personalmente rispondo a questa domanda in miniera un poco 'spietata' dicendoti che al momento io non ne vedo. O meglio, vedo tanti bravissimi musicisti e una miriade di dischi anche interessanti sulla carta che però peccano di lavoro sulla composizione. In poche parole tanta tecnica, tanto studio ma poche belle canzoni e melodie. Bada, non parlo di originalità, parlo proprio di belle composizioni. Non mi importa se poi chi le propone ricorda qualcun altro, mi basterebbe sentire una melodia che mi smuove qualcosa dentro, cosa che purtroppo non sento da tempo, e lo dico con molto rammarico perché amo il genere e sarei il primo a goderne. Nel mio piccolo sto dando una mano a tentare di costruire un scuderia di giovani gruppi interessanti grazie al mio coinvolgimento come direttore artistico di Mirror records (sottoetichetta di BTF). Questo sperando di riuscire a instillare nei giovani musicisti il significato di quella che è la costruzione 'emozionale' di un pezzo prog.

Ale: ultimamente io invece mi sono trovato di fronte a brani come “Il Basilisco” (Coscienza di Zeno), “Le due metà di una notte” (Tempio Clessidre) e “A cold morning” (Dropshard), che hanno saputo rivelare una discreta capacità compositiva melodica a livello “canzone” e a mio parere hanno proprio prodotto un risultato decisamente coinvolgente. A livello generale trovo molto interessante la deriva dei GranTurismoVeloce e anche il cd dei Former Life rivela una sapiente miscela con aspetti fusion

Una volta pubblicato il nuovo album come vi “muoverete” con i live?

Fabio: Speriamo di muoverci tanto, ne veniamo da alcuni anni di semi-immobilità a livello concertistico per via di tanti fattori anche legati al nostro precedente management. Ora che siamo finalmente liberi di autogestirci speriamo di ritornare a calcare i palchi in maniera più continuativa e, tra le altre cose, tornare a suonare all'estero. Lo spettacolo sarà diviso in due parti con la riproposizione integrale del nuovo album e i nostri 'evergreeen'.

Ale: l’aspetto importante, su questo fronte, è appunto da una parte comprendere che Maschera Di Cera ormai è autonoma quanto a gestione delle occasioni live, dall’altra che le organizzazioni sappiano dare a questo settore “in rinascita” il giusto spazio coprendo più occasioni possibile e non favorendo la nascita di presunti monopoli.

BACKSTAGE VIDEO "SIBECOMUNICAZIONE": http://www.youtube.com/watch?v=95HeGnFhhb4&feature=youtu.be
SITO BAND: http://mascheradicera.wordpress.com/
PAGINA FACEBOOK: http://www.facebook.com/mascheradicera?fref=ts

Ringraziamo di cuore i ragazzi de La Maschera Di Cera augurando loro ogni fortuna.

martedì 24 luglio 2012

Le radici del Prog: racconto delle due serate viterbesi

Pochi ma buoni. Un remake ancora più suggestivo della prima edizione della Prog Exhibition con un'affluenza di poco superiore alla seconda. L'evento si svolge al Golf Club di Viterbo, su un prato verde da cui spuntano bandiere bianche a segnalare le buche. Di certo la bellezza della location non avrebbe mai potuto rimpiazzare quella di Villa Lante ma l'ottima organizzazione, il palco e i maxi schermi ai lati, per non parlare della piccola galleria allestita da Paul Withehead, il fulcro delle famose copertine di Genesis, Le Orme e VDGG, hanno soddisfatto le aspettative. La prima serata è interamente dedicata alla Premiata Forneria Marconi, nel nuovo progetto di riarrangiamento di pezzi classici in chiave rock con orchestra a seguito. Un'orchestra ridimensionata, forse inferiore alla metà dei 67 elementi registrati durante il concerto inaugurale al Teatro Arcimboldi di Milano. Oltretutto la scelta dei brani classici non è stata casuale né scontata ma spicca su tutti Il Flauto Magico di Mozart, obiettivamente il più emozionante. Non mancano riferimenti italiani come il Nabucco di Verdi e per finire il Gugliemo Tell già ascoltato precedentemente nel Live In Japan ed in altre fatiche discografiche. Nel mezzo dell'esibizione il pubblico s'infiamma su La Luna Nuova ma oltre ad E' Festra, la canzone che maggiormente coinvolge gli spettatori è, come sempre, Maestro Della Voce, anche se leggermente fuori contesto per un'esibizione orchestrale. Questa serata quindi può essere definita “La Radice Del Prog” poiché la PFM è tornata alle origini del genere, un genere di matrice classica ma contaminato da infiniti fattori, ed i testimoni possono affermare che, pur tornando indietro nel tempo, l'immortalità dei violini, flauti, della classica e del Prog supera ogni ostacolo innalzato dal tempo, restando immortale. La seconda serata è una mini Woodstock Prog, simile alla manifestazione di La Spezia organizzata qualche mese fa, con la differenza non marginale dei posti a sedere. L'evento parte con leggero ritardo ed è presentato da un volto noto, Carlo Massarini, punto di riferimenti per gli esperti musicali che, tuttavia, si renderà protagonista di alcuni svarioni inaspettati nel corso della serata. Ad aprire gli Analogy, che tornano dopo 40 anni, gruppo polietnico in cui prevale uno scenario tedesco da Oktoberfest. Trainati da Hunka Munka alle tastiere (numerose persone non hanno potuto fare a meno di ridere a crepapelle per il nome d'arte), la band è stata probabilmente espulsa dal palco per motivi di tempistica, o almeno così hanno voluto far credere. I membri hanno lasciato il palco indignati, specialmente la vocalist Jutta Nienhaus, tornando ad abbracciare rispettivi/e mogli/mariti/figli arrivati come supporters. La situazione migliora PROGressivamente con la Nuova Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, che ripropone, esattamente come nella reunion del 2010, brani del nuovo repertorio estrapolato dall'ottimo album di ritorno: Il Pittore Volante. Straordinaria l'accoppiata di voci Regoli-Cioni in un'alternanza tra lirico ed hard. Solo 40 minuti ed il palco cambia padrone. Sono gli UT, l'anima Prog dei New Trolls, di Belleno e Salvi ad invadere la scena. In assoluto tra i più incisivi, il loro è stato autentico Heavy Prog derivante dalla rappresentazione di quasi l'intera track list dell'album eponimo con l'immancabile riferimento a Concerto Grosso. Gianni Belleno e Maurzio Salvi non sembrano aver perso il piglio con il passare degli anni, il primo soprattutto, picchia la sua batteria con una forza sovrumana ed in effetti lui stesso ha definito questo periodo nel dopo esibizione come una “seconda giovinezza”. Di nuovo cambio palco ed approdano immediatamente gli Osanna in tutta la loro napoletanità. Avvincenti, come da loro caratteristica peculiare, l'accoppiata musica-teatro che si intersecata con l'amore per la madre terra e il calore della gente e della cultura napoletana. Orfani di Elio D'Anna (come sapranno gli appassionati adesso rettore di un'università) e dello special guest protagonista delle ultime date David Jackson (il leggendario “fiatista” dei VDGG o, come molti affermano, “quello che suona due sax contemporaneamente”), Vairetti & Co. non hanno sofferto l'assenza di un elemento così rilevante nella musicalità della band passando senza sosta tra i lavori più affermati: Palepoli, Milano Calibro 9, L'Uomo. Da segnalare l'incredibile talento del chitarrista Pasquale Capobianco, forse neanche 30enne, e proprio alla sua età si ricollega la tematica maggiormente trattata durante i cambi di palco: la musica e la cultura dell'Italia odierna. Anche lo stesso Vairetti è intervenuto aggressivamente criticando Berlusconi prima e i politici di ogni schieramento poi, recitando testuali parole: “A sinistra o a destra sono tutti una merda” (grande applauso del pubblico). E tra il furore generale, il frontman dei napoletani ha voluto dedicare l'esibizione al padre del batterista Gennaro Barba, morto il giorno precedente (R.I.P.). Piccola sosta, chi ritiene opportuno raggiunge il bagno o sgranchisce le gambe per poi riprendere posto e godersi i The Trip. Probabilmente ci si attendeva qualcosa in più, almeno per coloro che hanno potuto osservarli alla Prog Ex 2010, dove tornarono alla ribalta veementemente nonostante i 40 anni di inattività. Invece, nella serata viterbese, appaiono lenti, Vescovi compie inizialmente alcuni errori e si aggiungono tra l'altro problemi di volume. Il repertorio varia come sempre tra Caronte ed Atlantide ed, in conclusione, abbandonano il palco senza troppo scalpore ma con un velo di amarezza nostalgica dovuta alla recente scomparsa di Wegg Andersen (R.I.P.). Arrivati al gran finale, tra le domande di Capitelli a Vescovi e Chirico, pienamente convinto che il batterista si chiamasse Fulvio e non Furio (per questo anche beccato ripetutamente dal pubblico), finalmente il Banco del Mutuo Soccorso sale sul palco, un musicista per volta, davanti alla folla stanca ma insaziabile. E come preannunciato, il risultato è stato soddisfacente. Darwin, il salvadanaio ed Io Sono Nato Libero non possono che non provocare brividi lungo la schiena dei devoti fan progressivi. Straordinari, compresi i giovani Marcheggiani, Papotto e Masi, oltre al leggendario Big Francesco Di Giacomo, abile nel mantenere alta la concentrazione con svariate battute. Ma la passione supera l'orario proibitivo e le lunghe ore di ascolto. Il ringraziamento va alla Vulcano Project Prog per l'organizzazione, la mediazione e tutto ciò che ne concerne. Grazie per l'attenzione, (ale)

venerdì 1 giugno 2012

Steven Wilson: la magia di un'artista sottovalutato

“Nei primi anni di carriera, con i Porcupine Tree, ho suonato a Roma davanti mille persone, il giorno dopo a Londra erano in dieci. Questa città è molto importante per me.” Queste sono grossomodo le parole con cui Steven Wilson ha espresso il suo affetto all'Italia, ma in realtà la sua passione e genialità trasparono direttamente dalla sua musica. Il musicista inglese ci ha regalato un'esibizione suggestiva, coinvolgente, in un Orion tanto minuto quanto psichedelico. L'abbiamo visto iniziare con No Twilight Within the Courts of the Sun , in ricordo dell'album d'esordio, offuscato da un telo che copriva l'intera band e su cui giocavano le loro ombre riflettendo le triste immagini di un'artista compreso da pochi. Se Index e Deform To Form A Star hanno alternato momenti di dolcezza e riflessione, Sectarian ha stimolato la mente dei dinosaurici progsters crimsoniani, sfociando nell'urlo di goduria al momento della caduta improvvisa del telo. Da lì è stato tutto più chiaro e limpido. Riuscivamo finalmente a vedere il viso quasi adolescente di Steven e le magnifici espressioni da ebete del batterista Marco Minnemann. Viaggiando tra Insurgentes e Grace For Drowning e scherzando con il pubblico come amici di vecchia data (i presenti si ricorderanno sicuramente del pluricitato Paolo), egli ha chiesto assoluto silenzio per l'inizio del capolavoro Raider II e, nonostante qualche risata che in realtà da contorno calzava a pennello, si è creata un'atmosfera ipnotizzante. Nota di merito al sound meticolosamente studiato per permettere ad ogni strumento di essere distinto senza alcun problema con un volume sufficientemente alto ma non assordante. La qualità della suono però è da attribuire ai musicisti che hanno supportato Steven in questo tour e con cui egli ha preannunciato un nuovo lavoro imminente. Un boato del pubblico si è riversato in particolare sui nomi di Theo Travis e Marco Minnemann, che si è lasciato andare ad una battuta a sfondo sessuale successivamente ai saluti finali. Si vocifera che la location sia un'ex discoteca, ma la sua atmosfera lugubre e le sue dimensioni esigue hanno permesso di creare quell'intimità degna dei fedelissimi del genere. Sia dall'ambiente che dalla musica si percepisce la devozione di Wilson per la psichedelia e il Prog. Nell'attesa di un nuovo ritorno è doveroso congratularsi con un grande artista, mai ripetitivo e sempre innovativo. Grazie Steven (ale)

mercoledì 7 marzo 2012

Dell'eterno ritorno: dal Museo Rosenbach al Tempio Delle Clessidre


Il Tempio Delle Clessidre è una realtà oramai consolidata e apprezzata non solo nel panorama Prog nostrano. In questa intervista parla per la band il bassista Fabio Gremo, che ci illustra ogni aspetto del progetto fondato sulle radici del Museo Rosenbach ma rivisisitato in un'ottica diversa, perfettamente amalgata dalle influenze dei giovani artisti che affiancano la storica voce di "Lupo" Galifi. In estate la band sarà protagonista nella famosa manifestazione americana NearFest, a dimostrazione dei loro passi da gigante. Progressive World ringrazia ancora una volta Fabio Gremo e tutti i ragazzi.

Il Tempio Delle Clessidre, perchè e come nasce.
Il gruppo è nato nel 2006 a Genova, città che ha dato i natali a tutti i membri del Tempio. L'idea iniziale di Elisa Montaldo e Lupo Galifi consisteva nel riproporre dal vivo l'intera opera Zarathustra del Museo Rosenbach ad oltre trent'anni dalla sua uscita. Il nome del gruppo è stato scelto per coerenza con questo obiettivo, a partire da uno dei movimenti della suite originale. Dopo il primo concerto si è deciso di lavorare anche su brani originali.

Recentemente siete stati impegnati nella manifestazione benefica di La Spezia. Come la raccontereste a chi non è potuto esserci?
Abbiamo avuto il piacere e l'onore di essere contattati per partecipare a questo grande evento. Personalmente posso dire di aver respirato un'atmosfera magnifica, che può solo farmi intuire quanto fossero grandiosi ed intensi i festival musicali degli anni '70. Più di dieci gruppi hanno diviso il palco con un ritmo molto spedito e senza intoppi, cosicché lo spettacolo si è svolto in maniera molto fluida e godibile per una dozzina di ore, all'insegna delle sonorità rock d'epoca unite a sapori più recenti. Questo accostamento si è constatato anche a livello visivo, dal momento che i musicisti delle nuove formazioni hanno potuto colloquiare con le personalità di spicco dei gruppi storici, scambiando pareri e popolando le stesse fotografie. L'unico lato negativo è stato l'affluenza ben sotto le aspettative... per la sua valenza artistica lo spettacolo avrebbe meritato migliaia di persone!

ProgLiguria, concerti internazionali e prossimamente Near Fest, vi aspettavate questo apprezzamento da parte della critica?
Sinceramente siamo pervasi da una buona dose di stupore ad ogni notizia del genere... certo speravamo di riuscire a toccare il cuore degli appassionati di questo genere musicale quando abbiamo iniziato, ma effettivamente ora siamo inondati dall'entusiasmo... e poter portare la musica della nostra terra in giro per il mondo ci riempie di orgoglio e di gioia sincera.

Quanto effettivamente Il Tempio è legato al Museo Rosenbach? Cosa mantiene da Zarathustra e cosa offre di nuovo?

Come accennavo qui sopra, il fatto di proporre Zarathustra dal vivo a distanza di così tanti anni, per giunta con la voce originale, è sicuramente un motivo di legame e in un certo senso continuità con il lavoro del Museo. Tuttavia nella stesura dei nostri brani abbiamo cercato di non lasciarci troppo ispirare dalla loro musica, per evitare per quanto possibile il rischio di riproporre gli stessi ingredienti, seppur rimaneggiati. Crediamo di essere riusciti nel nostro intento, in quanto la nostra musica, pur presentando una sonorità affine a quella del Museo a livello di organico, se ne allontana per quanto riguarda i temi trattati e le atmosfere evocate.

"Lupo" Galifi presenta ancora una voce eccezionale, quali sono invece le influenze degli altri giovani artisti?
Ciascuno dei musicisti del Tempio ha delle influenze musicali abbastanza differenti rispetto agli altri membri del gruppo. Giusto per citare qualche esempio, Lupo è cresciuto ascoltando i cantanti blues e soul (e chi sennò, con quella voce), Giulio ha una passione per gli Extreme ed i Gentle Giant, Paolo venera Zappa e Keith Moon, io provengo dalla musica classica, dai Queen e dall'heavy metal, mentre Elisa e la vera esperta di prog-rock del gruppo. L'alchimia che si è creata tra noi ha però permesso di produrre un amalgama efficace, un cui tutti gli elementi partecipano in equilibrio alla resa finale.

Rappresentate una delle migliori realtà della scena Prog italiana. Il Prog quanto è ancora importante nel triste panorama musicale del nostro paese?
Mette una certa tristezza pensare che un genere tanto ricco e nobile qual'è il prog-rock, che tanto ha offerto proprio qui in Italia in passato, sia oggi relegato ad una posizione così ristretta, seppur densa di appassionatissimi sostenitori. Ma forse è proprio questa la sua forza: l'amore e l'interesse di persone che lo seguono con la stessa limpida curiosità, noncuranti di mode o leggi di mercato, felici di assistere ai concerti dei loro gruppi preferiti e di sfogliare le pagine dei booklet dei loro album. Questo fervore, questa vita sono l'indispensabile alimento della nostra musica.

Riuscite ad individuare una band che assieme a voi credete avrà un futuro prospero?

Recentemente abbiamo assistito ai concerti di alcuni gruppi emergenti (diciamo così) ed ascoltato i loro ultimi lavori. Ne cito volentieri un paio, perché mi sono molto divertito ad ascoltarli dal vivo: l'Accordo dei Contrari e la Coscienza di Zeno. Oltre alle belle composizioni mi ha fatto piacere cogliere l'umiltà delle persone e la gradevolezza con cui si scambiava con loro qualche parola.

Cosa vi aspettate dal futuro?

La conquista dell'Universo, ovviamente!
A parte le belinate (come si dice qui a Genova), speriamo di poter continuare con la nostra attività musicale con lo stesso entusiasmo e con il sostegno di un sempre maggior numero di amici. Nessuno di noi è musicista di professione, quindi non è affatto semplice andare avanti, ma il conforto che riceviamo da parte di chi ci segue ci permea di energia!

Quali sono i vostri progetti "imminenti"?
Stiamo ultimando il mixaggio del nostro concerto a Seul, del quale presto pubblicheremo il video. Stiamo poi lavorando sui brani del nuovo album, alcuni dei quali sono già stati proposti dal vivo nelle recenti esibizioni. Inoltre continuiamo a provare la scaletta dello spettacolo che stiamo preparando per il NEARfest, che sarà senza dubbio il concerto più importante della nostra vita.

Ringraziamo di cuore tutto lo staff ed i lettori di ProgressiveWorld, ciao!

Membri:
Stefano "Lupo" Galifi/Voce
Fabio Gremo/Basso
Elisa Montaldo/Tastiere-Voce
Giulio Canepa/Chitarre
Paolo Tixi/Batteria

Sito Internet: http://www.iltempiodelleclessidre.com/home.html

giovedì 23 febbraio 2012

Gli incredibili


Ho deciso di scrivere come se questa fosse una pagina di diario in cui emergono tutte le mie emozioni e la mia adrenalina. Si dice che le parole che vengono dal cuore siano le più vere e significative e allora quello che sto per scrivere dovrebbe essere ugualmente importante, almeno per me. Tralasciando il lunghissimo ed estenuante viaggio, tutta la mia permanenza a Perugia è stata dedicata alla band che dal 2009 mantiene il mio spirito in pace e la mia anima beata ogni giorno. Dapprima cercavo Rudess tra le vie della città ma, avendo avuto poco successo, con il supporto di altri pazzi come me, abbiamo deciso di lottare per il vertice della platea. Dalle due alle sette, cinque ore di attesa mentre il nostro cuore batteva sulle note di Outcry, provata nel pomeriggio varie volte. Tra chiacchierate con altri dreamers il tempo interminabile è passato e subito il nostro sogno, che ci ha tenuto in vita per quelle cinque strazianti ore, è andato in fumo. Infatti, attaccati, anzi spiaccicati, contro la transenna, non c'eravamo noi, ma i ragazzi che hanno speso fior di quattrini per il meet & greet. Ah! Come se non bastasse, l'uomo davanti a me superava il metro e novanta. Ma, questo sicuramente non poteva fermarmi, non è stata prima fila ma nonostante tutto la mia posizione era privilegiata. Come le più grandi donne prima di uscire con il loro compagno, anche i Periphery ci hanno fatto attendere e devo dirvi che la mia impressione non è stata alquanto positiva ma unicamente per un motivo: ho sentito solo rumore stando in seconda fila. Ma veniamo a noi, sulle note di Dream Is Collapsing già i miei occhi si riempivano di lacrime smorzate poi dall'entrata prepotente di Petrucci su Bridges In The Sky. La parte più emozionante del concerto però, è giunta successivamente. Infatti ho assodato proprio ieri sera di non esser fatto per la platea, per una serie di motivi: dopo otto ore in piedi svengo, sono un ascoltatore e non un casinaro, chissà perchè ma subisco sempre una trasformazione in sottiletta. E allora, dopo aver visto da vicino i bellissimi occhi di LaBrie, l'iper braccio di Petrucci e le poche rughe di Myung, ho deciso, per evitare di terminare la mia serata in ospedale, di sedermi sugli spalti. Ero in quel momento terribilmente triste per non aver resistito ma mi sono subito ricreduto quando Petrucci ha lasciato partire gli arpeggi di On The Backs Of Angels. Da quella posizione l'audio era a dir poco meraviglioso e i ragazzi parevano ancora più perfetti di quanto lo siano già. Finalmente avevo contemplato la mia essenza da ascoltatore e riuscivo a sentire perfettamente la voce di uno straordinario LaBrie, mai così in forma nelle mie tre esperienze tra Roma, Villafranca e Perugia. In particolare The Spirit Carries On è stata, come da pronostico, il capolavoro indelebile di una serata non solo perfetta tecnicamente ma anche sentimentalmente. Visti da più lontano riuscivo non solo a sentire meglio ma anche ad apprezzare maggiormente Mangini, che da vicino mi sembrava poco personale, ma soprattutto la scenografia e le luci assolutamente ben studiate e simultanee. Paradossalmente questo è stato il più bel live della band a cui abbia mai assistito. Il primo è stato il più significativo emotivamente dato che c'era un certo Portnoy alla batteria, il secondo come scaletta resta imbattibile, ma quest'ultimo l'ho apprezzato come mai avevo fatto nei precedenti. Francamente non so cos'altro aggiungere se non la promessa che stipulo con me stesso ovvero giuro che in futuro mai salterò un tour di questa magnifica band e sapete che parlo da fan. Quando si è appassionati di questo gruppo di sicuro non c'è scampo, sei destinato ad amarli alla follia. Purtroppo non esiste la via di mezzo, quella che ti permette di apprezzare questa band a tal punto di non odiarli e né tanto meno amarli. Esiste l'odio verso loro e io con sincerità non lo sono mai riuscito a capire, questa è la musica. L'unica cosa di cui sono certo è che la musica lascia un segno essenziale ma differente in ognuno di noi ed io vado fiero di quanto sia vitale per me. Spero che alcuni di voi si siano ritrovati in queste parole anche se possono cambiare i soggetti, gli artisti, i luoghi, le canzoni, ma quello che resta solo noi possiamo saperlo, gli altri possono solo percepirlo.
Grazie per l'attenzione,
(ale)