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domenica 14 ottobre 2012

Il ritorno dei "Mascherati": Progressive World intervista La Maschera Di Cera

La Maschera Di Cera è ancora oggi una delle realtà più "blasonate" del panorama Prog nostrano riconosciuta anche all'estero, come dimostra la prestigiosa partecipazione alla NEARfest 2007. In prossimità della pubblicazione del nuovo lavoro, previsto per Gennaio 2013, abbiamo chiesto loro un'intervista per saperne di più. Hanno risposto, cordialmente, il bassista Fabio Zuffanti, il tastierista Agostino Macor ed il cantante Alessandro Corvaglia.

A dieci anni dall'album d'esordio, La Maschera Di Cera torna alla ribalta dopo un cammino fruttuoso (almeno a livello musicale): cosa potete dirci sul nuovo album? E soprattutto cosa offrite di nuovo e cosa riprendete dal vostro repertorio?

Fabio: Beh, guarda purtroppo siamo in un momento molto particolare in cui veramente non possiamo svelare nulla sul nuovo disco che dovrebbe uscire a ridosso del prossimo natale. Le uniche cose che possiamo anticipare è che sicuramente sarà un colpo al cuore per molta gente, che lascerà a bocca aperta non pochi prog-fan, che ci saranno elogi e critiche allo stesso tempo ma che speriamo che il pubblico percepisca la buona fede e l'amore con il quale lo abbiamo realizzato. Cercando di essere più concreti ti posso dire che il disco conterrà un'unica suite di quarantacinque minuti divisa in nove parti e che a breve filmeremo il video di un pezzo che sarà visibile da inizio novembre.

Ago: Possiamo dire pero' che in termini di sonorita' il disco sara' un crocevia di cifre stilistiche gia' presenti in quello che tu chiami "nostro repertorio" e di cose nuove, esperimenti con strumenti coi quali non ci eravamo ancora cimentati, come per esempio le percussioni "concrete" o meno di Mau, alcuni sintetizzatori o organi per me, la chitarra elettrica per ale, o anche la presenza di alcuni ospiti.

Dopo l'arrivo di Matteo Nahum in “Petali Di Fuoco” la band ha aggiunto uno strumento proponendo un sound nuovo ma non per questo diverso dai precedenti album. Qual è il motivo della vostra separazione? Come vi sembra tornare agli "albori"?"

Fabio: L'inserimento della chitarra è stato molto utile per diversificare un suono che dopo i primi tre dischi stava cominciando a mostrare i suoi limiti. Per questo siamo molto contenti del lavoro svolto da Nahum in "Petali…". Purtroppo Matteo è coinvolto in svariate situazioni musicali e non aveva molto tempo per portare avanti il lavoro di prove e quant'altro la Maschera Di Cera richiedeva, così a un certo punto abbiamo deciso di porre termine a questa collaborazione. Matteo ha capito perfettamente e non ci sono stati problemi di sorta. Per il nuovo disco la chitarra è passata nelle mani di Alessandro (tranne alcuni interventi esterni) ma pensiamo almeno per il live di trovare qualcuno che possa permettere ad Ale di concertarsi solo sul canto e sull'aspetto scenico.

Ago: Quanto alla seconda domanda invece aggiungerei che i primi tempi in cui ci siamo ritrovati a suonare in cinque e' stato cuorioso, perche' ci siamo come "ritrovati" ma nello stesso tempo ci siamo riscoperti cambiati nell'approccio con gli arrangiamenti, con una consapevolezza diversa.

Considerando i side project di questi ultimi mesi/anni, da Maurizio di Tollo ad Hostsonaten, cosa porta ognuno dei componenti nel gruppo? Quali sono le vostre maggiori influenze?

Fabio: Personalmente adoro lavorare in svariati progetti ma ritornare alla MDC è sempre un'emozione diversa perché questi dieci anni hanno costruito un'unione solida e una condivisione di intenti che è molto rara tra persone che suonano insieme da tempo. Le maggiori influenze della MDC si trovano nel prog italiano vintage ma non solo, ognuno di noi adora svariati generi di musica. Basta ascoltare i progetti solisti di Mau, Andrea o Ago per capire che il prog è importante ma non solo.

Ago: Quanto all'apporto di ciascuno bisogna dire che, se da un lato il materiale che ciascuno porta all'interno della band e' pensato su misura per la MDC, dall'altro inevitabilmente risente delle influenze e dell'evoluzione del musicista. Per esempio un determinato approccio alla "forma canzone" di Fabio, maturato sensibilmente nella sua produzione solista, o l'utilizzo degli arpeggiatori o del rhodes con effettistica di cui ho cominciato e fare uso nei miei progetti Zaal e BluNepal, o anche la cura dei testi del Mau solista. Inoltre questo disco per un certo verso ha un "prologo" ideale nelle parentesi improvvisate del progetto "Ombra della sera" (del trio Zuffanti-Macor-Di Tollo con ospitate dei restanti membri della band).

Ale: Personalmente credo che al di là delle influenze individuali la MDC abbia sempre avuto un istintivo ruolo di “imbuto di ispirazioni” dove all’uscita del beccuccio c’è sempre stata una forma di espressione piuttosto caratteristica. Qualcuno, anni fa, ha scritto “..si può parlare di un suono MDC..” e forse ciò è stato principalmente legato all’assenza di chitarre decisamente presenti (quindi prima di “Petali”). Ma anche durante la permanenza di Matteo questa “matrice” è rimasta. Ecco, nel prossimo disco questo “suono MDC” si avvertirà ancora di più…

Fabio ne parla in 'O Casta Musica e non solo, ma rivolgo la domanda al gruppo in generale. Quanto è difficile per voi integrarvi nella realtà musicale di oggi? Data anche la partecipazione alla NEARfest 2007 ritenete che l'estero sia più propenso ad allargare i confini musicali?  

Fabio: Beh, all'estero c'è molta più gente che segue il genere rispetto all'Italia ma ricordiamoci che il concetto di 'estero' è qualcosa di molto più grande, geograficamente parlando, del nostro paese. In generale credo che il prog sia seguito dappertutto ma da piccoli gruppi di persone che (pian piano) forse stanno diventando meno piccoli. Ma ci vorrà molto tempo perché il fenomeno possa crescere e acquisire la stessa credibilità culturale e seguito trasversale di generi come il jazz, tanto per fare un esempio. Certamente negli USA abbiamo trovato un pubblico caldo, competente e molto attento alla nostra musica ma quello che desidereremo, inutile negarlo, è un riconoscimento nel nostro paese. Riconoscimento che da molti punti di vista è anche arrivato - non vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto - ma che può crescere ancora se ci saranno situazioni promozionali che lo potranno consentire.

Ago: in generale comunque e' sempre molto difficile trovare situazioni adatte e ricettive, complici l'appiattimento e l'abbruttimento di "domanda e offerta". Pero' ci sono realta' che fanno ben sperare sul futuro: festival organizzati da strutture audaci e competenti, e non piu' solo all'estero

Ale: Quello che Ago sostiene parlando di “appiattimento” è ciò che io sostengo da anni e anni come fattore determinante dello stagnare di questo genere… vi aggiungerei anche una “recente” pigrizia del pubblico prog a seguire le occasioni live anche di gruppi che si affacciano sul mondo circostante. Insomma, lo stesso “Prog Exhibition” piuttosto che la recente (mi dicono peraltro tristissima) vicenda del festival di Viterbo hanno dimostrato che solo in presenza di nomi altisonanti il pungolo a spostarsi si mostra efficace. Questo ovviamente condiziona modalità e ricorrenza dell’offerta stessa

Nonostante la situazione, la risposta di una buona minoranza dei giovani verso il Prog ed in generale la musica complessa ed alternativa vi sembra soddisfacente?

Fabio: Dal mio punto di vista si, anche se spero che la cosa cresca ancora. Mi accorgo stupìto che ci sono un sacco di giovanissimi che seguono il prog, cosa che fino a pochi anni fa non succedeva. E se la cosa potrà crescere sarà solo che positivo per un genere che ha reale bisogno di un ricambio generazionale tra il suo pubblico.

Ago: Sì, in generale direi che solo negli ultimi anni abbiamo notato con stupore questo fenomeno, ed e' stata una assoluta (piacevole) sorpresa, soprattutto dopo un lungo periodo in cui il prog era ritenuto assolutamente "uncool" dall'egemonia del mondo "indie" gggiovane. Speriamo sia solo l'inizio..

Riprendendo l'ultima domanda: quali sono, secondo voi, le migliori realtà del nuovo Prog nostrano?

Fabio: Personalmente rispondo a questa domanda in miniera un poco 'spietata' dicendoti che al momento io non ne vedo. O meglio, vedo tanti bravissimi musicisti e una miriade di dischi anche interessanti sulla carta che però peccano di lavoro sulla composizione. In poche parole tanta tecnica, tanto studio ma poche belle canzoni e melodie. Bada, non parlo di originalità, parlo proprio di belle composizioni. Non mi importa se poi chi le propone ricorda qualcun altro, mi basterebbe sentire una melodia che mi smuove qualcosa dentro, cosa che purtroppo non sento da tempo, e lo dico con molto rammarico perché amo il genere e sarei il primo a goderne. Nel mio piccolo sto dando una mano a tentare di costruire un scuderia di giovani gruppi interessanti grazie al mio coinvolgimento come direttore artistico di Mirror records (sottoetichetta di BTF). Questo sperando di riuscire a instillare nei giovani musicisti il significato di quella che è la costruzione 'emozionale' di un pezzo prog.

Ale: ultimamente io invece mi sono trovato di fronte a brani come “Il Basilisco” (Coscienza di Zeno), “Le due metà di una notte” (Tempio Clessidre) e “A cold morning” (Dropshard), che hanno saputo rivelare una discreta capacità compositiva melodica a livello “canzone” e a mio parere hanno proprio prodotto un risultato decisamente coinvolgente. A livello generale trovo molto interessante la deriva dei GranTurismoVeloce e anche il cd dei Former Life rivela una sapiente miscela con aspetti fusion

Una volta pubblicato il nuovo album come vi “muoverete” con i live?

Fabio: Speriamo di muoverci tanto, ne veniamo da alcuni anni di semi-immobilità a livello concertistico per via di tanti fattori anche legati al nostro precedente management. Ora che siamo finalmente liberi di autogestirci speriamo di ritornare a calcare i palchi in maniera più continuativa e, tra le altre cose, tornare a suonare all'estero. Lo spettacolo sarà diviso in due parti con la riproposizione integrale del nuovo album e i nostri 'evergreeen'.

Ale: l’aspetto importante, su questo fronte, è appunto da una parte comprendere che Maschera Di Cera ormai è autonoma quanto a gestione delle occasioni live, dall’altra che le organizzazioni sappiano dare a questo settore “in rinascita” il giusto spazio coprendo più occasioni possibile e non favorendo la nascita di presunti monopoli.

BACKSTAGE VIDEO "SIBECOMUNICAZIONE": http://www.youtube.com/watch?v=95HeGnFhhb4&feature=youtu.be
SITO BAND: http://mascheradicera.wordpress.com/
PAGINA FACEBOOK: http://www.facebook.com/mascheradicera?fref=ts

Ringraziamo di cuore i ragazzi de La Maschera Di Cera augurando loro ogni fortuna.